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10 novembre 2007

“ VOGLIO RICONQUISTARE GLI AMERICANI ! ”



Un grande Sarkozy per due giorni ha affascinato gli americani durante una visita che non temo di definire “storica” dopo anni di freddezza dopo la crisi del 2003 che seguiva alla profonda rottura di Chirac.
Bush, in difficoltà nel rapportarsi con alcuni storici alleati come il Pakistan e la Turchia, ha trovato in Sarkozy un vero alleato su molte questioni come l’Iran, il Kosovo, l’Afghanistan e la Birmania. Inoltre ultimamente Brown si è allontanato, soprattutto per ragioni di politica interna, dalla politica filo-americana di Blair, e della Merkel oggi a Washington.
Ecco che l'uomo della "rupture" diventa il vero punto di riferimento dell’asse euro-atlantico, anche in mancanza di un punto di riferimento italiano.
La visita si è conclusa con un colloquio privato tra Bush e Sarkozy a Mount Vernon ed anche questo è stato interpretato come un segnale che conferma questa tendenza.

La visita di Sarkozy rappresenta un grande passo per sanare la rottura rispetto all’era Chirac, 12 anni di incapacità di rileggere il gollismo, soprattutto a livello di politica estera, frutto del clima della Guerra Fredda del XX secolo.

Il Presidente francese ha chiarito perfettamente la sua intenzione di avere relazioni «senza complessi» con l’alleato americano.
Sarkozy sa molto bene che dopo l’11 settembre 2001, il mondo è dominato dalla lotta al terrorismo, e che un leader politico vero deve saper «elaborare una teoria dell’antagonismo incompleto e del partenariato imperfetto» come dice Pierre Hassner su Le Monde del 03-10-2007.

Ed ecco quindi un Sarkozy brillante e determinato che tiene il suo discorso di fronte al Congresso, con applausi a scena aperta, durante il quale dipinge la sua visione di politica estera.
Centralità dei rapporti euro-atlantici, sottolineando però il carattere complementare della Nato.
Sarkò vuole rientrare nel Patto Atlantico, ma gli americani devono comprendere che «la Nato non può essere dappertutto e l’Unione europea deve essere nelle condizioni di agire».
Accordo totale sulla lotta al terrorismo: «gli Usa potranno contare sempre sulla Francia nel combattere il terrorismo»
E poi, la questione Iran: «Il dialogo e l’autorevolezza di Parigi su questo dossier sono garantiti proprio da una contemporanea fermezza nel non transigere sul nucleare di Teheran».

Sarkozy ha dimostrato ancora una volta il suo peso di leader vero capace di regalare idealismo, ma con concretezza.
Il «Financial Times» del 4 novembre faceva chiaramente notare che solo un ingenuo avrebbe potuto pensare ad un Presidente francese giunto a Washington per persuadere gli Usa dell’esistenza di una Francia improvvisamente risvegliatasi filo-americana il 6 maggio 2007. Sarkozy a Washington è stato soprattutto l’«avvocato difensore» o meglio il «promotore» della necessità imprescindibile di una salda e coerente alleanza euro-atlantica.

Bravo Nicolas, chiaro e incisivo. Amicizia con l’America, ma ruolo fondamentale per l’Europa, senza dimenticare l'orgoglio della grandeur nazionale.

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