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21 gennaio 2008

IL SORRISO E LO SGUARDO



Il 19 gennaio 2000 guardando il mare tunisino tra le braccia di sua figlia, Bettino Craxi muore.

Non voglio ricordare il Craxi politico, il Craxi capro espiatorio di un intero sistema imbastardito che lo ha portato alla morte. Non voglio ricordare che Strasburgo ha condannato la giustizia italiana per aver ripetutamente violato nel caso Craxi il principio cardine del Giusto Processo. Non voglio ricordare che la Corte europea dei diritti umani, ha condannato il nostro Paese in materia di violazione dei diritti umani riguardo a Craxi. E non voglio nemmeno ricordare che i comunisti hanno usato la giustizia per liberarsi del nemico…

Voglio ricordare l’uomo.

Ho conosciuto Craxi nel 1986 quando era Presidente del Consiglio. Io giovane comunicatrice appena specializzata, lui il capo del Governo.
Ci conoscemmo per caso presentati da amici comuni.

Era un uomo imponente, fisicamente e caratterialmente.
Un uomo di grandissimo spessore culturale, politico e umano.
Un uomo determinato, prepotente, caparbio, carismatico e capace di gentilezze inaspettate.
E persino di timidezze.

Sono sempre stata una persona curiosa e Craxi non poteva non incuriosire. Così gli chiesi se potevo andarlo a trovare nel suo ufficio per parlargli. Lui acconsentì.

Il giorno del primo appuntamento ero molto emozionata, non mi capita spesso.

Quel giorno sì. Non so perché.

Arrivai con 5 minuti di anticipo, la segretaria mi fece accomodare su un divanetto in una piccola sala. Mi disse “il Presidente sta arrivando”. Sorrisi e pensai che avrei aspettato per molto tempo, il Presidente del Consiglio doveva avere mille impegni più importanti. Davanti a me una libreria con molti volumi, alcuni scritti da lui. Presi un libro dalla libreria più per darmi un contegno che per brama culturale…

Seduta, leggevo distrattamente ed ascoltavo i rumori intorno a me. Ricordo le porte laccate rosso scuro, mi sembra che anche la moquette fosse dello stesso colore, i muri più scuri.

Ero seduta all’estremità del divano in modo da appoggiare un braccio al bracciolo e dopo pochi minuti ebbi la sensazione di una presenza alla mia destra.

Dal libro scostai lo sguardo sulla moquette e vidi due scarpe nere da uomo, alzai lentamente lo sguardo. Pantaloni blu, giacca blu, una cravatta granata ed una camicia bianca. Esattamente come nella foto che apre il mio ricordo, l'ho scelta per questo.
In alto, molto in alto un sorriso ed uno sguardo inconfondibili.
Restai per un attimo immobile. Era lui ed era venuto ad accogliermi.
Una voce profonda mi disse: “Benarrivata, venga le faccio strada.”

Lo seguii in quel corridoio che portava al suo ufficio.
Una grande stanza quadrata luminosissima, grandissime vetrate di fronte al Duomo.
Da quel giorno, quasi ogni lunedì rinnovammo il nostro appuntamento. Io arrivavo, mi sedevo sul divano a “L”. Alle spalle le enormi finestre su piazza Duomo. Lui sedeva sull’altro lato del divano e parlava, di qualsiasi tema con competenza e argomenti interessanti.
Spesso suonava il telefono sulla scrivania. La sua segretaria Enza gli passava solo le telefonate urgenti. Ricordo le sue litigate con De Mita … metteva giù e diceva “non capisce niente”, scrollava la testa, sorrideva e tornava a sedersi.

Chiacchieravamo di tutto.

Un lunedì per gentilezza gli chiesi se mi consigliava di prendere la tessera del partito.
Mi rispose sorridendo “i miei amici più cari non hanno mai avuto tessere”.
Fu gentile, come sempre.

Ricordo che gli davo del “lei” e lui naturalmente mi dava del “tu”.

Mi chiese più volte di dargli del “tu”, ma il mio senso di rispetto per un uomo maturo ed in più Presidente del Consiglio, me lo impediva. Non ci sono mai riuscita.

Mi domandavo invece spesso perché una giovane consulente di comunicazione avesse libero accesso all’ufficio privato di Bettino Craxi ed un giorno glielo chiesi “Presidente, perché lei mi permette di venirla a trovare quasi tutte le settimane”
Lui sorrise e mi disse ”Tu sei una boccata di ossigeno, di pulizia mentale, sei intuitiva e intelligente. Non puoi immaginare quanto mi faccia bene trascorrere un po’ di tempo con te.”


“Grazie” dissi e lo ripeto ancora oggi. Grazie.
...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Fino all'ultimo ho osteggiato Craxi e i suoi metodi. Fino al 1988, quando anche la sinistra lombardiana del Partito abbassò le armi contro i signori delle tessere che garantivano il potere del segretario a suon di bigliettoni. Invero non ero contro buona parte delle sue teorizzazioni ma quel che non era accettabile erano i metodi, il personalismo sfrenato, il "così fan tutti" per cui si buttava a mare l'etica ovvero un principio fondamentale dell'essere socialista. Ricordo, nella sezione del Partito tenuta aperta da un grande vecchio che a sua volta ricordava di quando in gioventù vedeva passare uomini magari dimessi negli abiti ma carichi di dignità, meritevoli di rispetto. Erano quelli che non si piegavano al fascismo, che finivano emarginati per mantener coerenza: erano socialisti. Bene. Craxi di dimesso non aveva proprio nulla, anzi scendeva a patti con chi faceva scorrere denaro a fiumi e questo era inaccettabile. Naturalmente sono finito ai margini del Partito e nel 1992 ho anche smesso col rito della tessera ma, alla fine, io son sempre qui mentre quel Partito che ha tradito la propria storia giustamente non c'è più. Baci a pugno chiuso e un sorriso.

ALESSANDRA FONTANA ha detto...

Capisco ciò che dici e condivido, ma l'uomo era un grande. Con tutti i suoi eccessi negativi. Un leader.

Anonimo ha detto...

Si...hai ragione...era un grande...delinquente!