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09 luglio 2008

DITEMI CHE ERANO UBRIACHI …

Si, vi prego, ditemi che Grillo, Sabrina Guzzanti, Marco Travaglio e compagni ieri a Piazza Navona si erano ubriacati prima di entrare in scena! Altrimenti ci troviamo di fronte ad un gruppo di mentecatti che hanno perso il senso della realtà travolti da un delirio di onnipotenza che non conosce precedenti.
L’on. Di Pietro, tanto ligio alle regole, dovrebbe far fare un test col palloncino ai suoi ospiti prima di lasciar loro in mano un microfono. Anche il test per le sostanze stupefacenti andrebbe bene lo stesso.
Ma avete ascoltato i dementi?
La Guzzanti urlava e strepitava come nemmeno la Wanna Marchi ai tempi d’oro sapeva fare. Credo davvero che fosse un filo alterata, non solo per i concetti espressi, ma anche per il modo in cui li esponeva.
Facce allibite nelle prime file, lei che squittiva con urletti isterici e leggeva frasi idiote. Ha iniziato con la filastrocca tipica dei luoghi che frequenta "osteria delle ministre...paraponzi ponzi pò...", credendo di farci sorridere con una sequenza di volgarità ed illazioni gratuite degne di uno scaricatore di porto.
Ci ha poi spiegato come si fa l’opposizione in Messico suggerendoci di prendere esempio e ci ha anche spiegato che gli uomini che "pippano" hanno problemi sessuali e allora vanno con le puttane. Mah, questa riflessione sarà stata frutto di esperienza personale? Non ci interessa.
Non voglio nemmeno commentare le parole della "signora" sul Papa, non meritano di essere evidenziate.
Moni Ovadia invece ci ha spiegato la lingua italiana, la democrazia e la morale. E chi è per farci queste lezioncine adamantine?
Grillo con le solite tiritere sulle "prese per il culo". Lui contro tutti: D’Alema, Berlusconi, Veltroni, il Papa, Napolitano, la democrazia, la tecnologia... Altro delirio di onnipotenza di un comico del passato che immagina di comprarsi gli italiani con un "vaffa".
E poi Travaglio! Il grande giullare sempre più magro e smunto con la vocina sempre più acuta che ci ha ancora una volta raccontato la teoria che paragona le 4 più alte cariche dello Stato ai maiali della "Fattoria degli animali". Ormai sa dire solo questo, che noia.


Insomma lo show di piazza Navona è stato uno spettacolo deprimente che ha dato ancora una volta (non se ne sentiva la necessità, giuro) la misura del livello cui sono giunti i compagni. Uno strazio.
Ed ecco che Di Pietro ed altri si dissociano dalle dichiarazioni dei comici. Tanto sono comici e fanno satira. Ma da cosa si dissocia Tonino?! Da coloro che ha invitato come "specchietti per le allodole" per un pubblico che altrimenti non sarebbe certo corso (non in tanti a dir la verità) a sentire i suoi proclami sgrammaticati? Prima usa i nomi in cartellone poi li molla? Fantastico.
Ma in fondo sono ragazzi, sono comici, sono la satira italiana. Una satira che si permette di calpestare tutto e tutti senza prendersi mai la responsabilità di ciò che viene detto, tanto sono giullari e scherzano per far ridere il pubblico!
E Tonino si dissocia.
Ha ragione il "Cav"... Spazzatura.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,
sicuramente una ubriacatura i manifestanti di Piazza Navona l'avevano: quella dell'odio.
Per questo ho trovato a dir poco stupefacente un articolo apparso sull'Unità a firma di Alessia Grossi che con incredibile spudoratezza, nel fare la cronaca della manifestazione, ha falsato la realtà in modo così macroscopico che mi è venuta voglia di svolgere su questo articolo alcune considerazioni.
Ecco l'articolo e poi le mie considerazioni.


No Cav Day, Grillo insulta Ma la piazza non è con lui

«Pronto - mi sentite? Io non sento niente ed è una strana coincidenza che fino a pochi minuti fa sentivo bene ora che tocca a me, no». È la voce di Beppe GrNo Cav Day, Grillo insulta Ma la piazza non è con lui
illo, quella del V-Day e della «demagogia» che - per sua stessa ammissione - «sarebbe morta insieme alla politica e ai partiti». Grillo è in collegamento con la piazza del No Cav Day solo via telefono e cerca l’ovazione, cui è abituato. Ma la piazza non risponde come sempre. «Spero solo siano problemi tecnici» aggiunge il comico. E poi inizia a parlare lo stesso anche se non ha ritorno dalla platea dei manifestanti.
Parla dello «psiconano» Berlusconi, sì, ma non perde occasione per insultare «anche la nanoparticella psicotica, quel Veltroni-Topo Gigio che non si sa chi sia e non si sa cosa faccia. I partiti sono morti - urla agli “italiani” con tanto di bandiere che lo ascoltano da Roma e in diretta satellitare - ma poi dice che lui e la sua famiglia non «vogliono stare tra gli italiani cui si rivolge Berlusconi». Spara a zero su tutto, insomma, come sempre, tanto che la folla sembra più annoiata che entusiasta. Certo questa non è solo la piazza dei “grillini”, e siccome lo sa, Grillo si dice più deluso dagli italiani che dai politici. Applausi se ne sentono quasi solo quando il comico genovese accenna a problemi concreti come il salario, le morti sul lavoro, Telecom e la Fiat. Poca attenzione per quegli insulti che Grillo all’inizio aveva quasi promesso di evitare. «Ho fatto un corso di ghandismo, sono buono». Poi passa ai vecchi metodi. Di Napolitano, il comico dice: «Io Morfeo non l’ho mai offeso, lui sonnecchia e firma una legge per la “banda dei quattro” che mai altri avrebbero firmato. E allora chi è quest’uomo? Un primo cittadino o uno che difende i partiti?». Non si sentono che uno o due battimano che però non attaccano.

Del resto la piazza che ha aperto con Mattia Stella «un cittadino come tutti» il No Cav day, è la piazza della partecipazione, della cittadinanza attiva, della presenza e dell’ascolto. «Della politica e non dell’antipolitica» come spiega Antonio Di Pietro nel suo intervento. «Né contro l’opposizione - ogni opposizione è rispettabile - né contro il Quirinale», spiega ancora Di Pietro.

È una piazza Navona gremita e non di turisti, ma di «cittadinanza aperta, rifiuto della paura, uso della speranza - come suggerisce il “costituzionalista di strada” Pancho Pardi.

Una piazza che non risponde con partecipazione agli insulti di Beppe Grillo indirizzati al Quirinale e al segretario del Pd Veltroni, perché è lì non per questo. E non per sfogarsi.

«È la prima manifestazione contro il governo Berlusconi - ricorda il “conduttore” Stella e gli obiettivi di questa manifestazione sono due - aggiunge - uguaglianza di tutti davanti alla legge e testimoniare che nei primi due mesi del governo l’unico intento del presidente del Consiglio è stato chiudere il proprio processi».

Ma c’è anche il «popolo dei girotondi» che con la girotondina Laura Belli sul palco tenta la «demitizzazione» del dialogo di Veltroni e allo stesso tempo dell’inattivismo a sinistra, «una sinistra convinta che tanto si perde comunque. Una panzana - continua la Belli -, l’unico modo per liberarsi delle leggi incostituzionali e di Berlusconi è la speranza». E la piazza applaude.

E quando Pardi svela il «trucco da capopolo di Berlusconi che «dicendosi eletto dal popolo stesso si sente legittimato a fare quello che vuole» citando Anna Harendth, la reazione all’indirizzo del presidente del Consiglio è unanime, anche perché l’oratore restituisce alla platea la staffetta: «La politica siete voi».

Staffetta raccolta anche da Rita Borsellino che nel suo video-messaggio ricorda «quei terribili anni Novanta - dice la sorella del giudice ucciso dalla Mafia di cui ricorre l’anniversario - che non può essere festeggiato dagli stessi in doppiopetto blu che non rendono onore né alle istituzioni né alla giustizia come Falcone e Borsellino ci hanno insegnato».

Forte risposta anche per gli interventi più pungenti. Da Marco Travaglio che ribalta il punto di vista facendo di Berlusconi «la vittima» di un’opposizione che «lo resuscita» anche quando «sembrerebbe essere sul punto di morire» allo scrittore Andrea Camilleri.

Scandiscono il nome del padre di Montabano quando conclude con la lettura delle 5 poesie “incivili” e con i famosi versi di Pier Paolo Pasolini dedicati all’ipocrisia, dedicandoli al ministro Maroni. «Quando dice che vuole prendere le orme dei bambini rom solo per evitare che vengano sfruttati - dice Camilleri- è ipocrita. E cita: «Talmente ipocrita che quando l’ipocrisia ti avrà ucciso andrai all’Inferno ma ti dirai in Paradiso».

Sabina Guzzanti pure si cimenta con le rime ma sul viagra e sulla Carfagna. Fa satira pesante sulle nuove intercettazioni. Anche il Papa finisce nel mirino dell’attrice che confessa per altro alle elezioni di aver fatto un voto disgiunto. «Ho votato Veltroni -dice- ma non ce l’ho fatta a votare Rutelli».

A chiudere la manifestazione uno dei tre organizzatori, Furio Colombo, che si dissocia dagli insulti di Grillo. «È stupido, improprio, volgare, fuori posto, umiliante offendere il capo dello Stato. Se non fosse stato per l’iniqua legge delle impronte digitali avrei rinunciato a parlare da questo palco. Mi sono sentito malissimo a sentire offendere il presidente della Repubblica. Se credete nell’impegno da me profuso finora - ha aggiunto Colombo- permettetemi di chiedervi un applauso caldo e affettuoso per Giorgio Napolitano. Noi siamo l’Italia che tornerà a essere un Paese rispettabile. Ci vogliono rendere vili, volgari, razzisti, ma non lo saremo».

Un forte e convinto applauso da piazza Navona, su invito di Colombo, arriva al Presidente Giorgio Napolitano.

All’ultimo torna persino sul palco Antonio Di Pietro. Anche lui per dissociarsi da Grillo, e a ribadire che non ha senso avercela con Veltroni: «Mi riconosco nelle parole di Furio Colombo, non confondiamo il diavolo con l’Acqua santa. Noi siamo l’Acqua santa e abrogheremo le leggi che riteniamo illegittime».

Colonna sonora “Tutti i colori della mia vita” di Zucchero: «Dici che sono un perdente e non mi uccidi».

Alessia Grossi


Intanto mi piacerebbe attirare l’attenzione su alcuni termini che sono tipici del linguaggio del politicamente corretto della sinistra come “cittadinanza attiva”, “cittadinanza aperta” e simili.

Ma che belle parole…direbbe quel famoso conduttore che da un po’ che non vedo più in televisione.

Tutto l’articolo per dimostrare l’educazione della piazza, la maturità della piazza, dire, citando qualche nobile intellettuale lì presente, che la piazza non era contro ma propositiva, che semmai l’unico birichino è stato Beppe Grillo ma inascoltato dalla piazza, tutti invece erano lì con consapevolezza, con coscienza civile, non certo per ingiuriare questo o quello, figuriamoci, il nostro amato Presidente della Repubblica è nei nostri cuori, come lo è l’opposizione di Veltroni.

Qualcuno dice alla piazza, quasi per sugellare commosso quell’evento di straordinaria maturità che “la politica siete voi”.

Naturalmente la piazza applaude, ma non vi è narcisismo in questo applauso, solo matura riflessione.

La piazza non era lì perché accecata dall’ira ma per svelare la grande ipocrisia di Maroni che come dice Camilleri, che pensavo vivesse a Parigi in pianta stabile, citando Pasolini, lui(Maroni) direbbe di essere in Parasiso pur essendo all’nferno: ma pensa te!

Dopo tale citazione colta naturalmente la piazza avrà, in modo attivo (va da sé) fatto suo il motto di De Coubertin che è meglio partecipare che vincere, e in effetti nessuno nella piazza voleva vincere ma solo rendere testimonianza alla civilissima manifestazione della propositività.

La giornalista Alessia Grossi però sicuramente, ma sarà una trascurabile svista, non ha fatto caso al titolo della manifestazione che era “No Cav Day”.

Perdonabile dimenticanza che del resto non può essere registrata come una contraddizione, infatti il Presidente della Repubblica non si può ingiuriare, nemmeno Veltroni è giusto ingiuriarlo, però che c’entra Silvio Berlusconi con questa filosofia del dialogo attivo e partecipativo?

Ma chi è Silvio Berlusconi?

E’ forse degno della nostra considerazione?

Lui è l’estraneo da noi, la zona d’ombra delle nostre proiezioni, il mostro da esorcizzare e poi da distruggere.

Del resto, come dice la girotondina Laura Belli, è la speranza che deve muovere la piazza, la speranza che un giorno Silvio Berlusconi non ci sia più, quella speranza che però, e qui vorrei io proporre una citazione dal mio amato Benedetto Spinoza, non può essere di per sé buona perché inevitabilmente si accompagna sempre alla tristezza che è timore, espressione di difetto di conoscenza, impotenza della mente, in ultima analisi un affetto senza gioia, senza letizia.

Che la speranza di questa piazza sia in un difetto di conoscenza, impotenza della mente, è ciò che la giornalista Alessia Grossi e gli intellettuali nobili intervenuti volevano dire ma che non avevano il coraggio di rivelare alla piazza.

Per questo, parafrasando un celebre libro di Kierkegaard, vorrei proporre il titolo alla prossima manifestazione ” Timore e tristezza”.

Anonimo ha detto...

Nel condividere la sua opinione voglio aggiungere al suo intervento una nota personale di ottimismo. Infatti in questa vicenda vedo chiaramente la fine di un movimento politico (girotondismo) che, a poca distanza dalla sua nascita, già mostrava i primi affanni con le dichiarazioni di Nanni Moretti in una manifestazione tenutasi a Roma il 2 febbraio del 2002. Sicuramente ricorderà che in quella circostanza Fassino e Rutelli avevano appena finito di parlare della possibilità di un accordo con Berlusconi sul conflitto di interessi quando fu data la parola all'attore-regista sopra citato che, dopo aver ascoltato i predetti leader, disse: "Anche questa serata è stata inutile….. i vertici non sanno parlare alla testa e all'anima delle persone… Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai…" (che assurdità; Rutelli e Fassino, due professionisti, che non sanno parlare all’anima delle persone… forse alla sua di anima non riescono a parlare). Ricordo ancora l’imbarazzo dei politici presenti per quelle parole decisamente al di fuori di ogni logica politica... Per questo ora vorrei immaginare di fare due domande al Sig. On. A.Di Pietro, sicuro che saranno condivise anche da lei,: Spett. Onorevole non crede che i cittadini siano già abbastanza informati sull’argomento che ha inteso affrontare in quella sua manifestazione, fino al punto di avere già un proprio e autonomo giudizio? Non crede di avere sbagliato a non considerare l’esito della manifestazione del 2002 sopra citata come un monito a tenere le distanze da quel genere di movimento politico che il giorno 08/07/2008 ha definitivamente decretato,a mio avviso si intende, la propria infondatezza e quindi la fine della propria valenza politica?. Distinti saluti da Gianluca.

Anonimo ha detto...

Nel condividere la sua opinione voglio aggiungere al suo intervento una nota personale di ottimismo. Infatti in questa vicenda vedo chiaramente la fine di un movimento politico che, a poca distanza dalla sua nascita, già mostrava i primi affanni con le dichiarazioni di Nanni Moretti in una manifestazione tenutasi a Roma il 2 febbraio del 2002. Sicuramente ricorderà che in quella circostanza Fassino e Rutelli avevano appena finito di parlare della possibilità di un accordo con Berlusconi sul conflitto di interessi quando fu data la parola all'attore-regista sopra citato che, dopo aver ascoltato i predetti leader, disse: “Anche questa serata è stata inutile….. i vertici non sanno parlare alla testa e all'anima delle persone… Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai…” (che assurdità; Rutelli e Fassino, due professionisti, che non sanno parlare all’anima delle persone… forse alla sua di anima non riescono a parlare). Ricordo ancora l’imbarazzo dei politici presenti per quelle parole decisamente al di fuori di ogni logica politica... Per questo ora vorrei immaginare di fare due domande al Sig. On. A.Di Pietro, sicuro che saranno condivise anche da lei,: Spett. Onorevole non crede che i cittadini siano già abbastanza informati sull’argomento che ha inteso affrontare in quella sua manifestazione, fino al punto di avere già un proprio e autonomo giudizio? E non crede di avere sbagliato a non considerare l’esito della manifestazione del 2002 sopra citata come un monito a tenere le distanze da quel genere di movimento politico che il giorno 08/07/2008 ha definitivamente decretato,a mio avviso si intende, la propria infondatezza e quindi la fine della propria valenza politica?. Distinti saluti da Gianluca.

apolide ha detto...

Gentile Dott.ssa Fontana,
anch'io sono rimasta delusa dalla manifestazione dell'8 luglio. La volgarità in Italia, una volta giustamente relegata solo a contesti non ufficiali come le osterie, oramai è tollerata nelle piazze, in parlamento, in senato, sui giornali... Gente come Calderoli che si vanta di "segare le leggi" inutili e dichiara di arrivare "all'orgasmo" quando pensa che da circa 29.000 leggi l'obiettivo è di passare a 5.000. Diciamocelo: Calderoli non è un esempio di buon gusto e raffinatezza. Come il Senatur con il suo dito medio alzato o con le sue affermazioni in merito all'uso del tricolore come carta igienica. La volgarità e i toni da osteria non sono purtroppo limitati ad uno schieramento: è un fenomeno generalizzato in Italia. E questo è sintomatico, sintomatico di quella che è la politica in Italia, una politica da baraccone, commedia all'italiana nella sua fase decadente.
Dottoressa Fontana, vivo da oltre 10 anni all'estero e devo constatare che davvero siamo lo zimbello d'Europa. Siamo tra i pochi in Europa, forse gli unici, ad avere come classe politica dei rappresentanti con la fedina penale sporca. Siamo sicuramente gli unici ad andare al Parlamento Europeo a fare battute di pessimo gusto sui colleghi tedeschi.

Ma dopo aver letto con interesse il suo blog, mi chiedo: a parte il fatto che il signor Berlusconi Le abbia offerto tante opportunità, Lei come si pone di fronte ai documenti che attestano che il signor Berlusconi non ha sempre mantenuto un comportamento corretto di fronte alla legge? E inoltre, Lei, che a quanto pare è ben informata, saprebbe dirmi se esistono altre imprese oltre quelle di Berlusconi che non abbiano patteggiato nell'affare tangenti degli anni '90? Ed esistono altre imprese (oltre a quelle di Berlusconi) che pur non patteggiando non abbiano subito conseguenze penali?

Sa qui in Germania hanno una teoria interessante: perché, se è convinto della sua innocenza, il signor Berlusconi non si sottopone ai suoi processi prima di far politica? Avrebbe potuto saltare un turno, sottoporsi ai suoi processi ed, ammesso che ne fosse uscito pulito, sarebbe potuto tornare in politica senza temere i soliti attacchi che gli vengono rivolti... Perché non lo ha fatto?

E ora questa legge sull'immunità... ho ancora la speranza che il signor Berlusconi ricorra alla sua facoltà di rinunciare all'immunità e che si sottoponga al processo Mills. Per dimostrare non solo agli italiani, ma a tutti i cittadini europei, che quella legge non era mirata, come tutto lascia supporre, a salvarlo da scomodi processi.

Mi auguro che anche in Italia un giorno ci possa finalmente essere una vera classe politica, per una politica seria e pulita. Insomma, per una vera politica.

Daniela Gaggi