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07 novembre 2014

ALLA CENA DI RENZI RISOTTO SCOTTO E SBADIGLI

Lo spazio si chiama The mall e sta sotto il nuovo quartiere residenziale Porta Nuova a Milano. Il padrone di casa, Manfredi Catella, ad di Hines Italia, sembra soddisfatto che il Pd glielo abbia chiesto: «Finalmente la sinistra si rivolge a mondi diversi da quelli tradizionali». A guardarsi attorno, durante la prima cena di finanziamento del partito di Matteo Renzi, pare di stare più al Rotary che a una tradizionale riunione democratica.  




In attesa del discorso del premier una signora lo dice chiaro e tondo: «Sembra la vecchia Dc». In effetti, i giovani sono pochi e le donne pochissime. Avanza il finanziere Guido Roberto Vitale, accompagnato dall’esperta di moda Albertina Marzotto: «Seguo Renzi dalla cena che fece a Milano con Davide Serra e lo sostengo. Per il resto continuo a occuparmi di affari e contribuisco al sito Linkiesta, che verrà presto rilanciato con un nuovo direttore». C’è il presidente di Unipol, Pierluigi Stefanini, bolognese cui non soltanto per il nome vien da domandare: ma lei non stava con Bersani? «Siamo conterranei e amici di vecchia data, ma Renzi è il capo del governo». Allora è renziano? «Sono curioso». Gli altri sono una marea di piccoli e medi imprenditori semisconosciuti: «E’ il popolo del nuovo Pd, ma facciamo ancora fatica a portare i grandi nomi», ammette uno degli organizzatori.  
 Tra i politici, i ministri Martina e Boschi, il sottosegretario Luca Lotti, Ermete Realacci, Piero Fassino che arriva due ore dopo con la moglie Anna Maria Serafini e Stefano Boeri. Coppia glamour della serata, Carlo Capasa, ad di Costume national, con l’attrice Stefania Rocca: «Ho accompagnato lui, quello su Renzi sarebbe un discorso lungo…». Invitati non paganti, Beatrice Trussardi: «Sono qui per curiosità, non mi esprimo» e Raffaele Jerusalmi, ad di Borsa italiana: «Un’esperienza che non aggiunge molto». 

Insomma se la serata da 1000 euro a testa è un successo di adesioni grazie alla concorrenza tra i parlamentari, se ne aspettavano 500 e sono state 800, il risultato delude un po’. L’antipasto a passaggio è scadente, l’audio si sente male e il premier potrebbe muoversi tra i tavoli mentre parla invece che stare fermo due ore su un palchetto. Lo dice chiaro e tondo Elda Tessore, ex assessore torinese alle Olimpiadi, in una domanda tra quelle finali col microfono: «Caro Matteo, questa sera ci siamo annoiati. Non devi fare l’elenco dettagliato di quel che fai, ma spiegarci come puoi darci ancora speranza». E in effetti Renzi, abito blu, camicia bianca e cravatta azzurra, nel suo lungo discorso cominciato mentre viene servito un risotto scotto, continuato durante il secondo di manzo in fascia di speck e concluso alla mousse al cioccolato, passa in rassegna tutto l’operato del governo ammettendo lui stesso di essere noioso: «Mentre voi mangiate io continuo a chiacchierare». E via con le sfide: cambiare l’Europa, «finito il tempo in cui l’Italia va a Bruxelles col cappello in mano», la riforma elettorale, «chi vince governa, come in America», il patto del Nazareno con Berlusconi, «se temporeggia si va avanti anche da soli sulle riforme», il fisco, «non è più nemico dei cittadini», il lavoro, «il contratto a tempo indeterminato è reso più conveniente, si riducono le fattispecie e si aumentano gli ammortizzatori», cambiare l’Italia, «gli esperti dicono che il governo dei ragazzini non ce la può fare, noi ci proviamo comunque». 

Pochi gli applausi, ma appena finisce tutti corrono a fare la foto con lui lasciando sul tavolo il dessert. Renzi si dedica ai selfie col pubblico pagante per un’ora e poi scappa. Mugugni a parte, l’obiettivo del finanziamento privato è raggiunto. Stasera lo attende il bis alla cena romana all’Eur. 

di Stefano Rigatelli da La Stampa

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