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11 giugno 2006

BANCA D'ITALIA E COMUNISMO


A Montecitorio pare non abbiano condiviso l'impianto della sua relazione, pur stimando come «Uno degli uomini migliori della Repubblica» il Governatore Mario Draghi. Infatti, quello con Draghi, è un rapporto che ha due facce. Da un lato c'è la simpatia per il personaggio, dall'altro l'ostilità alla soluzione liberista ai problemi del Paese. Infatti, se da un lato il governatore ha pronunciato passi graditi come quello sulla necessità di innalzare il livello medio di istruzione e sui rischi di quella che la sinistra continua a confondere con la flessibilità, ovvero la precarietà; dall'altro non bisogna dimenticare il rapporto tra Draghi e la sinistra. Draghi ha la colpa di essere stato il grande privatizzatore che aveva consegnato «l'economia in mano alla finanza», ma era statoin parte perdonato in ragione del fatto che «la sua biografia intellettuale è di tutto rispetto, a cominciare dal suo essere stato uno degli allievi di Federico Caffè», economista idolo per Rifondazione. Non per niente Bertinotti gli dà del tu e lo saluta quasi affettuosamente alla fine di un intervento che non ha quasi per nulla applaudito. Sono stati, infatti, pochi applausi di circostanza, quelli che il Presidente della Camera ha concesso al Governatore, anche se pare che il fatto non sia significativo: anche in occasione della relazione di Luigi Biggeri, presidente dell'Istat, e di Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria, si era comportato con la stessa signorile freddezza. Caso vuole che questa scelta di stile sembri particolarmente facile a chi dichiara di voler rifondare il comunismo, che si lascia sfuggire di ritenere un male la proprietà privata, quando si trovi di fronte a degli uomini-chiave del capitalismo e della ricchezza. Tuttavia, andando oltre le apparenze, restano gli attriti anche sui contenuti, questa volta non più frutto di supposizioni, ma di tranquille considerazioni: Draghi dà una formula per rilanciare l'Italia che è tutta liberista, che passa attraverso nuove privatizzazioni e necessariamente per via di un aumento dell'età di pensionamento: una ferita previdenziale aperta nella sinistra dalla legge modello varata in tema pensioni dal centrodestra, e imitata in tutta Europa, che di sicuro non potrà essere neppure tecnicamente avvicinata nella prossima legislatura, a causa di estremismi e nostalgici assistenzialismi che non tengono conto di alcuni fattori piuttosto rilevanti come la maggiore durata della vita e l'innalzamento dell'età media della popolazione. Infine, anche se la sinistra non apprezza manovre che siano «lacrime e sangue», come quella che Draghi indica senza considerare quelle che la sinistracentro si sta dando al momento come attenuanti (ipotetici buchi in bilancio in primis), apprezza invece l'abbassamento del proprio stipendio che il Governatore ha voluto per porsi in pari con gli altri governatori di banche centrali in Europa. Lui ed i colleghi continuano a guadagnare una cifra più che dignitosa annuale di 700 mila euro. Resta l'atteggiamento snob con cui nessuno finge di preoccuparsi, dopo una relazione parziale (che non parla di fisco) piuttosto intelligente e mirata al liberismo come unica via di salvezza. Qualcuno dovrà pur riflettere sul piccolo particolare che i nostri governanti sono e si dichiarano comunisti. Caro Draghi, altro che liberismo....

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