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14 luglio 2006

COSA C'E' DIETRO ALL'ATTACCO AI SERVIZI SEGRETI ?

Si fa presto a dire riforma dei servizi - intendendo, ovviamente, quelli segreti. Ma perchè bisogna riformare i servizi? Cos'hanno che non va? E, se sono da riformare, in che senso riformarli? Costringere i servizi ad operare alla luce del sole non solo li renderebbe inutili, ma anche dannosi per il Paese. Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, lo ha detto a chiare lettere: «La perforazione di ogni vincolo di segreto e di riservatezza sull'attività dei servizi e la violazione del segreto istruttorio ha fatto sì che i nomi di molti agenti del Sismi siano di dominio pubblico e questo potrebbe avere conseguenze spaventose, come lo sgretolamento delle nostre reti di intelligence in Afghanistan, Iraq, Medio Oriente e in Italia».Sbattere in prima pagina il viso e le vicissitudini, spesso private, di un cittadino è di per sè un sopruso, ma, se questo cittadino è anche un servitore dello Stato e lavora per la sicurezza nazionale, il fatto è estremamente pericoloso. O forse si pensa che il terrorismo internazionale sia una favola per ingenui e che Bin Laden passi la propria giornata a giocare a tresette?Chi ha occhi per vedere o orecchie per sentire non può che rimanere esterefatto dinanzi al putiferio scatenatosi per la vicenda di Abu Omar. Poco ci manca che lo rimpatriamo con un aereo della Presidenza del Consiglio e con tante scuse. Allarmato è anche Magdi Allam, che dalle pagine del Corriere così riflette: «Il vertice dei nostri apparati di sicurezza sarà interamente rimosso e screditato, con gravi danni all'attività di contrasto del terrorismo e un ulteriore logoramento della fiducia della gente nelle istituzioni. Riflettiamoci bene prima di proseguire in questa guerra intestina che preannuncia un suicidio collettivo». Un suicidio collettivo e un tripudio per i tagliatori di teste di mezzo mondo. Alla notizia dell'arresto del numero due del Sismi, Mancini, Hani Al Sebai (egiziano direttore del centro studi londinese Al Maqreezi che nel 1981 ha trascorso alcuni mesi in carcere insieme al numero due di Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri, e ad altri dirigenti della Jama'a Al-Islamiya al Cairo) ha spiegato ad AKI in che modo l'arresto di Mancini potrà incidere sulla strategia dell'organizzazione terroristica Al Qaeda nei confronti del nostro Paese. «Dopo questa notizia è evidente che in Italia la magistratura è più forte dei servizi segreti - spiega Al Sebai -. Il messaggio che viene dato ai musulmani è che la magistratura italiana non è contro l'Islam e non è schierata tra coloro i quali la combattono... Notizie come quella di oggi dell'arresto del numero due dei servizi segreti militari italiani rientrano tra quelle che fanno gioire gli uomini di Al Qaeda» prosegue al-Sebai: non avevamo dubbi.E cosa fa l'Unione di fronte a tanto scempio della credibilità internazionale dell'Italia? Si preoccupa forse di evitare che il sangue dei cittadini italiani sia sparso sul patrio suolo, ad opera dei tagliagole islamici? Pensa ad una riforma dei servizi, che dovrebbero trasformarsi da due ad uno, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio. Ma come? Hanno detto peste e corna della riforma costituzionale varata dal centrodestra, la cosiddetta «devolution», sostenendo che maggiori poteri al premier avrebbero minato la democrazia, rendendo possibile in qualunque momento un golpe, e adesso Prodi vorrebbe i servizi segreti alle proprie esclusive dipendenze? E, poi, se al Professore piace tanto fare lo 007, perchè si è rifiutato, solo pochi giorni fa - il 7 luglio - di ricevere Pollari? Ora ha deciso di incontrarlo, ma perchè quel rifiuto? Ha ragione da vendere Cicchitto, quando si mostra preoccupato: «Sono totalmente contrario all'unificazione dei servizi che creerebbe un'enorme concentrazione di potere. Il progetto di far dipendere tutto dalla Presidenza del Consiglio, aggiungendo anche le garanzie funzionali, mi sembra pericoloso».

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