Dalla vicenda Telecom si imparano due lezioni su Romano Prodi. La prima riguarda la sua ascesa e caduta, la seconda è una storia esemplare da ricordare a scopo didattico.
Ascesa e caduta. Il presidente del Consiglio di fronte a chi chiedeva di riferire in Parlamento sul documento che Rovati aveva inviato a Tronchetti, rispondeva «siamo matti! ». Non era solo la risposta di un uomo in crisi di nervi, ma anche il sintomo di un politico che non stava più con i piedi per terra. Nel giro di pochi giorni, quella frase si è via via affievolita, fino a scomparire. Le critiche dell’opposizione, i dubbi della sua maggioranza si sono trasformati in un invito a scomparire per Rovati e in un invito a comparire (in Parlamento) per Prodi. Rovati protagonista della sua campagna elettorale, l’uomo delle nomine, colui che decideva le sorti della nuova nomenklatura, l’amico con il quale condivideva tutto, ha offerto su un piatto cinese la sua testa. Il tonfo si è udito da Pechino fino a Roma, e Prodi è stato costretto a rimangiarsi le parole dette ed a presentarsi per rispondere alle interrogazioni del centrodestra.
Didattica e morale. Il piano di riassetto di Telecom a cui lavorava Rovati era poco artigianale e molto politico. Le linee delle telecomunicazioni in Italia si incrociano sempre con quelle della politica. La nazionalizzazione della rete rispondeva a un disegno preciso: rafforzare l’asse tra Prodi e l’ala sinistra dell’Unione. Il presidente del Consiglio, uomo senza partito, ha un bisogno disperato di puntellare la sua posizione facendo leva in particolare con i programmi di stampo bertinottiano. Il piano per la costituzione di una “nuova Iri” (di cui Prodi fu guardacaso presidente) trovava suo naturale sbocco nell’affluente sinistro dell’Unione. Interessi che nascono su piani e sponde diverse, ma diventano coincidenti: da una parte Prodi, dall’altra l’ala sinistra dell’alleanza soddisfatta per il ritorno dello statalismo, ai margini del tavolo, D’Alema e Rutelli a dividersi gli avanzi.
Fin qui la politica. Aggiungo che quel piano è finito anche sul tavolo della magistratura e ce ne sarebbe davvero abbastanza da far meditare le dimissioni al Presidente del Consiglio. Prodi stavolta forse non sarà disarcionato dai suoi colleghi della maggioranza. Ma da questa storia uscirà ammaccato, ancora più indebolito e (forse) ripudiato da quegli industriali e banchieri che finora sono stati il suo «partito».
E visto che abbiamo parlato delle prodezze Prodiane aggiungerei ...
LA SRL DI LAMIRANDA (20 milioni di lire il capitale) RIESCE A COMPERARE PER 300 MILIARDI LA CIRIO/BERTOLLI/DERICA VENDUTE (BERTOLLI E DE RICA), DOPO UN MESE, A 740 MILIARDI A UNILEVER (clienti di Prodi per anni e fino a 6 mesi prima dell'acquisto). LA CIRIO ANDO' AL BUON CRAGNOTTI. DOPO INCASSI DA FAVOLA, IL SIGNOR LAMIRANDA E' FALLITO... forse conveniva.
PRODI HA VENDUTO GS SUPERMERCATI, AUTOGRILL E PAVESI A BENETTON (che guarda caso è anche nel cda Telecom ed ha chiamato Rossi) PER 780 MILIARDI DI LIRE. BENETTON HA VENDUTO (SEI MESI DOPO SUPERMERCATI GS A CARREFOUR PER 5.000 MILIARDI DI LIRE RIMANENDO CON PAVESI ED AUTOGRILL) . DOMANDA: PERCHE' TANTI REGALI SIGNOR PRODI ? LEI O LA SUA NORMISMA, COSA E QUANTO AVETE GUADAGNATO ?
3 commenti:
Cara Alessandra....che domande? Hai dimenticato però alcuni particolari. Nel 96, Prodi primo ministro, il PM Giuseppina Geremia lo accusa di abuso d'ufficio per aver favorito la FSVI di Lamiranda "pur sapendo che non aveva i mezzi". Da quel momento alla pari di metodi mafiosi la Geremia riceve minacce e telefonate anonime. Il PM non demorse e prosegue per la sua strada. Il Parlamento allora con la maggioranza di centrosinistra approva una legge (ad personam?) sulla depenalizzazione dell'abuso di ufficio, con l'idea di salvare il Primo Ministro leader della sinistra. Il GIP applicando la nuova norma proscioglie Prodi. Ma non finisce qui. La PM, Dott.ssa Geremia era intenzionata ad impugnare il provvedimento ed attendeva il 23 gennaio 1998, data in cui la sentenza doveva essere depositata. Naturalmente i quella data non fu depositata, infatti era stato disposto il trasferimento della Geremia a cagliari (promoveatur ut amoveatur) per il 7 febbraio successivo e la sentenza è stata depositata il 9 febbraio 2 giorni dopo.
Potrei anche citarti le faccende SME con cui Prodi "regalava" a De Benedetti quella azienda...ma abbiamo tempo per farlo.
Chi vorrà accedere al libero pensiero ed alla libera informazione potrà sempre farlo leggendoci ancora.
Mia cara amica penso che i sentori di regime siano più forti ancora (Prodi si rifiuta, nonostante il voto del Senato, a riferire in questa assise delle sue ingerenze in Telecom). Necessita rafforzare la diffusione delle voci della resistenza liberale.
Ti abbraccio. Vito
C'è poco da aggiungere...esauriente, mordace,chiara e obiettiva come al solito...
Una sola pecca: vizietto si scrive con una z!
Saluti azzurri
Grazie Vito, hai voluto infierire sull'amico Prodi... Bravo, io mi ero limitata un pò...
Caro Giuseppe, ti ringrazio per il commento. Sei sempre gentile. Accidenti, mi è scappata una "z" di troppo... evidentemente sono troppo morigerata e senza vizi... oppure i miei vizi sono troppo grandi e non sono abituata a scrivere "vizietto" .... :-) Comunque ora correggo!
Baci!!!!!
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