
Poi, più baldanzoso che mai, prosegue regalandoci perle impareggiabili: riguardo allo scandalo Telecom egli sostiene che «Salvo l'Unità, nessuno segue quello che è il vero scandalo» («intercettazioni illegali di massa. Io stesso ero spiato. E nessuno dice niente» rileva Prodi). «La stampa italiana - denuncia il presidente del Consiglio - tace. Segnale che abbiamo ingaggiato una battaglia importante. In casi del genere, bisogna capire da che parte sta la libertà». Libertà di fare cosa, di grazia? Di feudalizzare pro domo propria un pezzo significativo delle telecomunicazioni?
Senza contare che Rossi, neopresidente Telecom ha appena dichiarato che non vi sono mai state intercettazioni e che chiunque insista con queste argomentazioni merita querele. Caro dott. Rossi aspettiamo la querela a Prodi…
Quanto alla stampa che tace, non possiamo dargli torto: non fosse stato per Libero, TG5 e poche altre testate indipendenti nessuno avrebbe saputo della manifestazione che ha visto scendere in piazza decine di migliaia di lavoratori autonomi qualche giorno fa a Roma contro la finanziaria di Visco.
E poi il top di questa intervista circense di cui ho già parlato ieri ma che mi piace ricordare: «Comunque nessuno può rimproverarmi niente alla fine vincerò io. Sa come si fa la mozzarella? Si gira e si rigira con pazienza, fino a formare una matassa. Diciamo che io sto facendo la mozzarella. Se non riescono a farmi fuori adesso, alla fine il Paese capirà le mie ragioni. E non possono mandarmi via perchè non saprebbero che fare. Il momento in cui è scoppiato il caso Telecom non è casuale: proprio prima della finanziaria». Fantastico: fino ad oggi la dimensione casearia di Prodi ci era effettivamente ignota. Così come ci erano ignoti i suoi screzi con la magistratura, alla quale egli rimprovera, evidentemente, di avere scoperchiato con perfetto tempismo il vaso di Pandora di Telecom. Prodi soffre anche di curiose amnesie selettive: si dimentica che è stato lui a licenziare in tronco Rovati sperando così di far ricadere esclusivamente su di lui la responsabilità dell'intero affaire Telecom. Quel «non possono mandarmi via», inoltre, a chi mai si riferisce? Ai suoi sedicenti alleati? All'opposizione, che certo saprebbe bene cosa fare qualora egli fosse silurato? Ai cosiddetti «poteri forti» che potrebbero abbandonarlo? Alla magistratura che, come tutti sanno, è da sempre vicina all'attuale opposizione e in particolare al suo leader? Non si capisce....
In chiusura, egli non risparmia l'affondo finale sui lavoratori autonomi: «In realtà le categorie professionali che manifestano e protestano contro il pagamento delle tasse. E per me non cambierebbe niente anche se scendessero in piazza a milioni. Nella lotta contro l'evasione, ci giochiamo il futuro del Paese. Il resto è secondario».
Qui Romano ha quasi ragione su un punto: i cittadini scesi in piazza hanno protestato contro il pagamento delle tasse ingiuste. A che pro quel richiamo all'evasione fiscale? Vuole egli sottintendere che quanti hanno manifestato qualche giorno fa, fanno tutti parte dell'odiata categoria degli evasori? E' forse questo il messaggio che vuole fare passare? Vuole forse individuare un nemico di classe da dare in pasto al popolo in modo da far distogliere lo sguardo dalle porcherie governative? Per non parlare del menefreghismo nei confronti della piazza, argomento che, se non ricordo male, è sempre stato tenuto in massima considerazione dai compagni prodiani sia quando essi stavano all'opposizione che durante l'infuocata campagna elettorale.
Prodi pensa forse che la «piazza» sia di suo esclusivo appannaggio e che vada rimessa in naftalina una volta conquistato il palazzo? Vorremmo a tal proposito ricordargli che qui siamo in Italia, non in Corea del Nord, Paese dal quale non ci differenziano solo le coordinate geografiche...almeno fino ad ora.
In conclusione Presidente, la sua mozzarella non ci piace proprio per nulla: sa troppo di «bufala».
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