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31 luglio 2007

IL SILENZIO DELLA VERITA'


Parliamo di cose serie, malgrado il silenzio dei nostri maggiori giornali e telegiornali che ne hanno parlato con grande brevità e quasi a denti stretti...

Infatti, con buona pace di Travaglio, Santoro e di tutti quei giornalisti "specializzati" di repubblica, micromega, manifesto e giornali vari della sinistra per quindici anni hanno detto in lungo e in largo che Berlusconi era un mafioso e che la Fininvest era nata grazie ai soldi di Cosa Nostra, il grande accusatore, Giuffrida, ci ha ripensato: "Non era esattamente come pensavo"! Carta canta, come piace dire agli esperti.
Ma andiamo con ordine.. Tutto cominciò (quando Berlusconi “scese in campo”) con le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia: per costoro le tv del Cavaliere avevano beneficiato di capitali di provenienza mafiosa. Quale godimento per i nemici di Berlusconi, che nel frattempo aveva vinto le elezioni con il pieno sostegno degli elettori. Berlusconi mafioso.
E giù con lo stalliere di Arcore. Con Dell'Utri con la coppola in testa che faceva da tramite con i boss. Ogni ricostruzione andava bene: tanto c'erano i pentiti che avevano cantato accusando i vertici del Biscione. E poi, come se non bastassero i “picciotti” redenti, c'erano le consulenze tecniche del dott. Giuffrida, dirigente della Banca d'Italia, a cui i pm antimafia di Palermo avevano affidato l'incarico di verificare la provenienza di questi benedetti soldi. Giuffrida divenne così l'icona di Travaglio, di Santoro, di Veltri, di Micromega, di Nanni Moretti. Insomma di tutti quella gente che ha fatto la propria fortuna su quelle che, a distanza di anni si sono rivelate balle. Travaglio se lo cucinò alla grande quel Berlusconi con la coppola e ci scrisse L'Odore dei Soldi. Prima di lui, una casa editrice - la Kaos - diede alle stampe con ottime performance di vendita libri sul Signor Tv. Quante pagine avevano generato quelle dichiarazioni dei mafiosi “pentiti” che parlavano per sentito dire. Le dichiarazioni che Giuffrida aveva preso come buona base di partenza per il suo lavoro. Il genere tirava a sinistra. "Prima nota informativa sui flussi finanziari delle società denominate Holding Italiana" - così si chiamava per esteso la consulenza tecnica del dirigente di Bankitalia - era la prova che i giustizialisti sbattevano sotto il naso ai parlamentari di Forza Italia, in tv e nei dibattiti. E quelli che ribattevano: non è vero niente. Ma come no? C'è la "nota". Ci sono le "perizie". Fu con queste carte che Travaglio andò alla trasmissione dei Luttazzi, Satyricon, a dire che in questo libro ("L'Odore dei soldi") ci sono documenti. Qui c'è un dirigente della Banca d'Italia che viene incaricato dalla procura di Palermo di fare una perizia, il quale ha studiato i finanziamenti che negli anni Settanta e Ottanta andarono alle 22 anzi alle 34 holding che compongono la Fininvest. Alla fine - per tutti - Berlusconi era un mafioso. E Fininvest, la cassaforte di Cosa Nostra. Più o meno. Fino a che Berlusconi e Fininvest non hanno denunciato questo Giuffrida.
Si sa, i tempi della Giustizia sono quelli che sono, ma finalmente la verità. Giuffrida difende (e ci mancherebbe altro) la buona fede del proprio operato, ma precisa che la sua consulenza risultava parziale e non completa in quanto rappresentava solo una prima ipotesi di lavoro. Da integrarsi successivamente. Mai fatto, per scadenza dei termini per le indagini preliminari e per successiva archiviazione. Non solo. Giuffrida riconosce i limiti delle conclusioni e che le predette operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al Gruppo Fininvest. Capito? Tutto pulito, tutti soldi trasparenti.
Fine del travaglismo. Fine del santorismo. Fine del mafiosismo. Ora, però, come la mettiamo con i libri e con le trasmissioni? Berlusconi non ha corrotto i giudici per l'affare Sme. Ora si viene a sapere pure che Berlusconi non è neanche mafioso. Il castello di carte è caduto. Quindici anni di veleni sono da considerare acqua che scivola sul marmo.? Non è successo nulla? Giuffrida s'è corretto: la mafia non c'entra niente con la tv commerciale.
Berlusconi non aveva tutti i torti a dire che c'era una Giustizia che ce l'aveva con lui. Oggi può sorridere. Poi, certo i Travaglio, i Santoro, i Micromega, i Furio Colombo non si faranno mancare nulla per aggiustare il tiro. Chi abbraccia una causa ideologica (anche se è una causa persa), non ammetterà mai di aver sbagliato. Ma Berlusconi è innocente anche stavolta. Dopo tanti anni, resta il fatto che anche questa demenziale accusa è finita nella casella "tanto rumore per nulla", il tempo è stato galantuomo anche stavolta.
Ma tutto il rumore fatto per accusare, curiosamente non corrisponde all'assordante silenzio della verità.

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