Io consegnai personalmente a D'Alema 20 milioni in contanti in una busta bianca durante una cena a casa mia. Ma non finì lì. In altre due occasioni gli diedi due finanziamenti da 15 milioni che gli portai al consiglio regionale. Successivamente gli feci avere altre due tranche sempre da 15: in tutto 80 milioni di lire
Giovedì 13.08.2009 15:48
Il presunto intreccio tra politica e affari nella sanità pugliese, sulla quale sta indagando la Procura di Bari, avrebbe un precedente che risale a 15 anni fa. Lo sostiene nel prossimo numero di Panorama, in edicola venerdì 14 agosto, Francesco Cavallari, ex re delle cliniche private baresi, arrestato nel 1994, che nel giugno 1995 patteggiò la pena di 22 mesi per associazione mafiosa e alcuni episodi di corruzione. "Dalle mie dichiarazioni - racconta Cavallari a Panorama - rimasero coinvolti una sessantina di politici. Tra loro c'era anche il socialista Alberto Tedesco (coinvolto nell'attuale inchiesta barese e ora senatore), ma non venne indagato. Io non mi spiego la decisione del pm".
Tra le dazioni di danaro a cui fa cenno Cavallari, ce n'è una di 20 milioni di lire che l'ex re delle cliniche private dice di aver fatto a Massimo D'Alema, ma i pm baresi chiesero e ottennero l'archiviazione dell'accusa per finanziamento illecito ai partiti. Cavallari ricorda: "Io consegnai personalmente a D'Alema 20 milioni in contanti in una busta bianca durante una cena a casa mia. Ma non finì lì. In altre due occasioni gli diedi due finanziamenti da 15 milioni che gli portai al consiglio regionale. Successivamente gli feci avere altre due tranche sempre da 15: in tutto 80 milioni di lire".
Ma nell'inchiesta si è sempre parlato solo di 20 milioni... Cavallari afferma: "Nell'agenda inizialmente annotai il nome "D'Alema" poi, vista la cresciuta confidenza, lo indicai come "Massimo". Maritati non mi ha creduto".
I rapporti fra Cavallari e l'ex premier iniziano a metà degli anni Ottanta e durano diversi mesi. "Fu Antonio Ricco, commercialista e direttore generale delle mie cliniche, oggi consulente personale del sindaco Emiliano (Ricco è indagato per corruzione in un'inchiesta sulla costruzione del centro direzionale San Paolo, ndr), a presentarmelo: andava in giro a chiedere soldi per conto del Partito comunista".
Cavallari incontrò il funzionario più volte: "Io, nel chiarire la mia posizione a Maritati, spiegai che D'Alema mi era stato molto utile nei rapporti con la Cgil. Dal momento in cui sono iniziate le dazioni di danaro io non sono più stato attaccato violentemente dal sindacato, il rapporto è diventato più collaborativo e garbato. Una volta, a Roma, D'Alema sottolineò questi progressi, ma mi raccomandò un atteggiamento più dialogante nei confronti del sindacato rosso e non solo verso Cisl e Uil".
Un discorso che per gli avvocati di Cavallari prefigurava altri reati oltre al finanziamento illecito. Maritati fu di diverso avviso. Quattro anni dopo, il 30 giugno 1999, il magistrato viene eletto senatore e il 4 agosto è nominato sottosegretario all'Interno del primo governo D'Alema.
Nel frattempo Cavallari venne condannato a 18 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa: "Non potevo reggere oltre, ero già stato operato al cuore: patteggiai". Fu l'unico condannato su un'ottantina di imputati.
Per l'ex re della sanità pugliese l'accusa di mafia resta indigesta: "Assumevo ex detenuti o i loro familiari per non saltare in aria. Che vantaggi avevo? La quiete". Per i magistrati, invece, i dipendenti «mafiosi» intimidivano il sindacato, anche se non ci sono state condanne. I carabinieri segnalarono episodi di tensione nell'azienda. «Macché minacce, mi sono salvato dalla Cgil grazie a D'Alema!" dice Cavallari.
Le coincidenze tra ieri e oggi non sono finite. Dalla memoria riemerge anche la figura di una affascinante ragazza bionda: "Io quella Patrizia D'Addario l'ho conosciuta. Me la presentò un giornalista con cui si accompagnava. Mi chiese di poter intrattenere i nostri ammalati con giochi di prestigio. Era una brava prestigiatrice, molto bella e di classe. Ma il direttore sanitario mi sconsigliò l'iniziativa".
da Affari Italiani
9 commenti:
Leggo con piacere i tuoi post, una volta tanto una voce "fuori dal coro".
Ciao,
Vittorio
Grazie Vittorio!! Effettivamente sono fuori dal coro dell'armata rossa... ;)
Che bello...sembra una puntata di Raffaella Carrà...due fuori dal coro che cantano nel medesimo coro senza che le loro ugole si fossero mai incontrate durante le prove...scusate se mi vien da piangere...
Anche i comunisti a volte hanno un'anima e si commuovono... meraviglioso! :D
Non è anima ...è solo zapping con il telecomando quando non sai cosa vedere in TV...anche la finzione è parte integrante dello spettacolo...prima di sbadigliare e prendere finalmente sonno.
Speriamo che il sonno sia lungo...
Il tempo giusto e necesario per essere lucido e pimpante quando dovrò presentarmi al seggio per le prossime elezioni; non sia mai che vi giunga assonnato e rincitrullito dalle ore trascorse davanti alla TV, come tanti altri italiani.
Lei ha delle strane fissazioni. La tv è una di queste evidentemente. Cmq riposi sereno, tanto anche a marzo 2010 prenderete l'ennesima tranvata.
Ninna nanna ninna oh...
Me lo auguro per voi, che vinciate...altrimenti si sgonfierà tutto l'ambaradan che avete messo in piedi...il pericolo di ogni pallone gonfiato è sempre quello...basta un niente..e puffffff...si sgonfia e viene trascinato via dalla stessa aria che prima imprigionava...sparendo via, verso l'orizzonte.
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