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12 giugno 2006

ORA SALTANO FUORI I LIMITI DEL CUNEO FISCALE PRODIANO

I bei sogni finiscono all'alba.
Il Ministro dell'economia Tommaso Padoa Schioppa, ha fatto quattro conti ed ha stabilito che il taglio del "cuneo fiscale" di 5 punti per tutte le imprese, promesso da Prodi in campagna elettorale, è impossibile.
Al suo posto prospetta un taglio selettivo, per le imprese che fanno ricerca e investimenti in ( nuove) tecnologie. La Confindustria, o meglio i suoi giovani, riuniti a Santa Margherita per il convegno annuale, dicono no: questo cuneo va tolto a tutti. Anche la CGIL era entusiasta della proposta, che consiste nel taglio di 5 punti dei contributi sociali a carico delle imprese. La CGIL pensava che 3 di questi punti si possano tradurre in aumento dei salari e solo 2 debbano andare a beneficio delle imprese. In casa confindustriale si pensava a 3 punti a favore delle imprese, mentre 2 andrebbero ai lavoratori per finanziare, così, la concertazione col sindacato, a spese del contribuente medio. Ma quella di Prodi era fanta finanza.
Già Silvio Berlusconi, durante la campagna elettorale, aveva fatto osservare che questa operazione costerebbe circa un punto del prodotto nazionale, 13 miliardi di euro. E aveva aggiunto che, mentre il taglio di tre punti riguarda contributi sociali devoluti a scopi impropri, una riduzione d'altri 2 punti intaccherebbe i contributi per le pensioni o quelli per la cassa integrazione.

Prodi rispose che lui avrebbe fatto l'operazione nei primi cento giorni o entro la fine del 2006.
Ma dove si prendono i soldi?
In prima linea c'è l'aumento dell'imposta sulle rendite finanziarie: bot, obbligazioni, azioni possedute dai piccoli azionisti.
Lo vuole anche D'Alema, per ragioni tipiche del suo programma giustizialista. Ma ciò rende solo 2,5 miliardi di euro.
E creerà uno sconquasso nella borsa già propensa al ribasso delle quotazioni.
La seconda misura, per finanziare il taglio del cuneo, è il ripristino dell'imposta di successione: altro provvedimento che fa parte dell'armamentario giustizialista di Prodi e d'Alema. Ciò può portare un altro miliardo: assieme, per altro, a fughe di capitali. Mancano ancora 9,5 miliardi per finanziare il taglio non selettivo del cuneo. Ecco, così, due proposte. La prima è l'aumento di 10 punti ai contributi sociali degli autonomi, del lavoro parasubordinato e d'altri lavoratori atipici. Unaproposta che comporta un rincaro dei costi del lavoro nell'area dei contratti flessibili e che, dunque, va contro la legge Biagi. Essa ha il veto degli industriali.

C'è, in alternativa, l'aumento d'un punto dell'Iva, cui pare favorevole la Confindustria, ma che suscita molte perplessità nel governatore della Banca di Italia, Mario Draghi perché fa salire i prezzi dell' 1% ( più arrotondamenti).
Comunque, darebbe solo 3,5 miliardi di euro.
Coll'aumento sulle rendite finanziarie, l'imposta di successione e il punto di Iva s'arriva a 7 miliardi. Il 60% soltanto del costo del taglio del cuneo fiscale. La nostra IVA normale andrebbe al 21%, accrescendo la già alta spinta all'evasione, per un'imposta, per cui si calcola un'evasione fra il 50 e il 70% sul gettito incassato. Ed il paragone colla Germania non regge, perché l'Iva tedesca è al 16 per cento.
L'aumento dell'Iva sarebbe compensato, per i lavoratori delle imprese, dall'aumento dei salari. Ma metà del beneficio di 2 punti di più di salario che essi si posson attendere dal taglio del cuneo andrebbe in fumo.

I pensionati e gli addetti del pubblico impiego avrebbero un aumento dello 1% e oltre nei prezzi pagando così il costo del beneficio agli industriali.
Mica male per un governo progressista!
Sicché Padoa Schioppa ha ragione a sostenere che il taglio del cuneo fiscale può essere solo selettivo. Ma resta da vedere se la Comunità europea accetta una soluzione selettiva che dà luogo a una sovvenzione mascherata per le imprese beneficiarie. Un bel rebus.


da: Libero

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