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12 gennaio 2007

IL RITIRO, ANZI "LA RITIRATA" DI CASERTA


Anno nuovo, vita nuova. E allora via al lusso sfrenato: niente più eremi e conventi. Solo roba da ricchi. Il governo dell’aristocrazia rossa decide così di trascorrere un tranquillo week-end in un magnifico palazzo dell’antica aristocrazia partenopea. Sangue blu o sangue rosso, l’aristocrazia è sempre la stessa.“Terra di Lavoro” – è questo l’antico nome della provincia di Caserta. Dopo tutto, il lavoro resta un’utopia anche per questo governo, la cui unica occupazione resta la sopravvivenza. Parlare di lavoro nella terra senza lavoro è come chiedere ad un bambino somalo se soffre la fame. Ma la sinistra ha applicato il vero riformismo a se stessa, sciogliendo gli ormeggi che la tenevano ancorata ad anticaglie come la lotta di classe. Quindi basta col mito della miseria e la colpa della ricchezza. E’ confortante per il cittadino italiano vedere che il suo governo riconosce al Parlamento la sua giusta importanza – cioè zero. La sovranità popolare va bene sulla carta costituzionale e sui manifesti elettorali. E’ confortante vedere che i segretari dei partiti sono equiparati ai ministri. Il potere resta nelle mani dei partiti, che usano il governo come una loro filiale in franchising. E’ confortante infine sapere che prima della riunione del governo, Prodi s’incontrerà coi segretari di partito. Una volta aperto il conclave, l’obiettivo è semplice. Un governo che naviga a vista pretende di decidere in due giorni quello che farà nei prossimi trecentosessantacinque. E’ una barzelletta che non fa ridere. Ma è la realtà. E c’è ancora qualcuno che prende sul serio tutto questo. Solo il buon senso potrà salvarci dal conclave voluto da Papa Romano I e dai Cardinali Fassino e Rutelli, appartenenti alla teologia politica progressista che si oppongono alla teologia scismatica e rivoluzionaria del Cardinal Bertinotti, attuale segretario di Stato e principale alleato del pontefice. Solo il buon senso può scuotere chi, per sbaglio, ha votato quest’aristocrazia ancora rimbambita dal potere spirituale e temporale del comunismo. Il senso della realtà ci aiuterà a spazzare via questo conclave delle inutilità, delle vergogne, del nonsenso.Non vedo l’ora che sia lunedì, per scoprire l’effetto che avrà fatto questo conclave. Sarà il solito lunedì, il primo giorno di un’altra settimana come tutte le altre. Peraltro già sappiamo che il tema pensioni (che era uno dei più importanti argomenti da discutere) verrà affrontato più avanti, forse in primavera... Comunque nel frattempo l’aristocrazia rossa avrà lasciato le sue stanze per fare ritorno in altre stanze, un semplice spostamento. I lavoratori in nero della Terra di Lavoro continueranno a farsi sfruttare. Ma questa volta confortati dal felice ricordo di aver visto sfilare i potenti. Gente che va e gente che resta, ma non cambia niente. Sipario.

Intanto ci si «posiziona» per il dopo Prodi. Una constatazione che è suggerita anche dalle mosse di un Arturo Parisi sempre più disperato: non vede più crescere il movimento che sosteneva la sua idea di partito democratico e avverte come il suo capo sia sempre più incapace di leadership. L'arrendersi di Parisi a Marini, l'attaccarsi alle idee di Amato, la fine delle ostilità con il nemico di sempre, D'Alema, segnalano come il grande propulsore del prodismo sia sperso e senza idee, sbandato. Walter Veltroni, il più grande avvoltoio della politica italiana (d'intesa con il più grande avvoltoio della finanza: Carlo De Benedetti) sente la puzza di cadavere del governo Prodi, e ha iniziato una sorta di giro nazionale di primarie personali per sostituirlo. L'altro bel giovane della politica italiana, Francesco Rutelli, non ha deciso con chi giocare la prossima partita: se con il piccolo establishment, raggruppato intorno a Luca Cordero di Montezemolo (che però le ultime fiches sembra puntarle su Amato) o con De Benedetti: scontando che in questo caso sarà dietro a Veltroni. Cosa che fa rodere il ministro dei Beni culturali in carica. Se sceglierà il piccolo establishment, alla fine sarà Rutelli quello che farà materialmente scivolare verso la crisi il governo. Poi cercherà di aprire un nuovo scenario al centro dello schieramento italiano. Impresa che al momento sembra superiore alle sue forze.Infine resta lui. Il generalissimo Prodi. Tutte le sue fortune si giocano sull'impaludamento della politica italiana: che non succeda niente perché le alternative sono difficili, perché Rifondazione continua a essere determinante e così via. Avrete notato come Prodi abbia messo un po' in soffitta la stessa idea del partito democratico. E come l'attuale premier riempirà questo grande niente che si appresta a gestire? Nel solo modo in cui è capace di agire un ex presidente dell'Iri (la vera qualificazione di Prodi): manipolando equilibri in banche, tlc, autostrade e così via.Insomma sembra di essere di fronte a un esercito di Franceschiello. D'altra parte, perché si riunirebbero a Caserta?

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