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12 febbraio 2007

SIAMO ALLA FOLLIA PURA

Non ho parole. Vi propongo un brano tratto da Affari Italiani di oggi.

Le Br stavano preparando una vera e propria strage. Non a caso il ministro Amato ha parlato subito di attentato terroristico sventato. Gli obiettivi? Tanti e illustri. Nel mirino delle falangi marxiste c'erano la casa di Berlusconi di Via Rovani a Milano e la sede di Mediaset a Cologno Monzese. Ma non solo, altri obiettivi erano l'economista esperto di sindacato Pietro Ichino, la sede dell'Eni di San Donato Milanese, l'emittente Sky e la redazione di Libero, che nei piani dei terroristi doveva essere colpita già prima di Pasqua.

Il blitz della polizia
E così quindici persone sono state colpite da un ordine di custodia cautelare nel nord Italia tra Milano, Padova, Trieste e Torino. Tra loro ci sono alcuni sindacalisti della Cgil, che sono stati subito sospesi. Nel capoluogo lombardo i provvedimenti restrittivi sono stati firmati dal Gip, Guido Salvini, su richiesta del Pm, Ilda Boccassini. Nell'ordinanza di 189 pagine con la quale è stato disposto l'arresto di 15 persone in tutto il Norditalia si farebbe riferimento ad appostamenti compiuti da alcuni degli indagati in luoghi "sensibili", fra i quali anche quelli frequentati da un dirigente di spicco di un grande gruppo industriale e da altre personalità del mondo politico e dell'economia. Ad alcuni degli arrestati viene contestata la partecipazione a un attentato compiuto prima dell'aprile del 2006. I reati contestati sono quelli di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, partecipazione a banda armata, detenzione illegale di armi e altri reati satellite. Tra le persone arrestate, c'è almeno un delegato sindacale. A Milano sono in corso numerose perquisizioni, secondo quanto afferma uno dei legali nominati dagli arrestati, l'avvocato Sandro Clementi. "Si tratta di arresti molto azzardati con riferimento a realtà politiche e sociali molto diverse tra loro". L'ipotesi contestata alle quindici persone finite in manette ruoterebbe intorno ad una rivista che avrebbe tentato un ricompattamento di una delle fazioni interne alle Brigate Rosse. Gli arrestati spiavano luoghi frequentati da un dirigente di spicco di un grande gruppo industriale e da altre personalità del mondo politico e dell'economia
Eseguito anche a Sesto San Giovanni uno degli arresti dell'operazione antiterrorismo. L'arrestato sarebbe un 32enne di Sesto. L'uomo, secondo fonti investigative, sarebbe legato al mondo sindacale e anche al Cpo La Fucina, il centro sociale di via Falck, 44, che è stato perquisito stamani dagli agenti della Digos.
Tutti gli arrestati sarebbero accusati di far parte di un progetto che avrebbe tentato di rilanciare le Brigate Rosse che facevano parte della cosiddetta "seconda posizione". Gli uomini delle Questure di Milano, Padova, Torino e Trieste, con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla magistratura di Milano,che contesta in reati di associazione sovversiva e banda armata ed altri delitti connessi. Gli arrestati sono militanti di una organizzazione terroristica, attestata ideologicamente sulle posizioni "dell'ala movimentista" delle Brigate Rosse (cd. "Seconda Posizione"). Sono state eseguite, in varie città italiane, oltre 80 perquisizioni, estese anche a al Centro Popolare Occupato "Gramigna", alla sede dei Comitati Proletari per il Comunismo di Padova, al Centro Proletario "Ilic" e al Centro "La Fucina" di Sesto San Giovanni. L'indagine è partita in seguito al rinvenimento, in una cantina, di documentazione di natura eversiva e di materiale riconducibile ad attività illegali (passamontagna, attrezzatura tecnica per fiamma ossidrica, timer ed altra strumentazione elettronica). Gli accertamenti investigativi, stando a quanto si apprende, hanno consentito di acquisire importanti riscontri circa le attività e i progetti terroristici del gruppo.
"Seconda posizione" è la frazione minoritaria originata dalla scissione delle Brigate Rosse dell'84, con la conseguente suddivisione nei due filoni "militarista" e "movimentista". In passato, la principale espressione militare della "seconda posizione" e' stata rappresentata dall'"Unione dei comunisti combattenti - Udcc", che rivendicò l'attentato compiuto a Roma il 21 febbraio 1986 ai anni di Antonio Da Empoli, capo del dipartimento economico della presidenza del Consiglio (nel corso del quale rimane uccisa la militante Wilma Monaco) e l'omicidio, in data 20 marzo 1987, del generale dell'aeronautica Licio Giorgieri. Con gli arresti del maggio-giugno 1987, l'organizzazione cessò di esistere: dopo il declino dell'Udcc si è evidenziata un'altra formazione attestata sulle medesime linee, le cui linee strategiche vennero sviluppate in un documento a firma "Nucleo per la fondazione del Partito comunista combattente", datato novembre '86, rinvenuto nella sua stesura integrale il 30 ottobre di tre anni piu' tardi, a Robassomero (Torino).
Il gruppo in parola non ha rivendicato attentati, privilegiando il "lavoro politico" : tra la fine dell'88 e l'inizio dell'89, assunse la più significativa denominazione di "Cellula per la costituzione del Pcc", diffondendo in forma clandestina numerose pubblicazioni teorizzanti la lotta armata. Negli anni successivi sono stati diffusi clandestinamente tre documenti della Cellula (aprile '99, ottobre 2000 e gennaio 2002), che evidenziano l'evoluzione del progetto politico proposto, fondato sulla necessità della costituzione di un Partito comunista caratterizzato dall'unità del politico e del militare e dalla clandestinità.
In particolare, nella teorizzazione "movimentista" c'è un riferimento al maoismo e alla "guerra popolare rivoluzionaria", assente invece nelle posizioni dell'ala militarista delle Br-Pcc (Lioce-Galesi). In altri termini, i movimentisti ipotizzano un doppio livello di attivita': legale e clandestino, allo scopo di radicare il loro progetto eversivo all'interno delle lotte sociali e dei movimenti di massa. In un passaggio da "L'Aurora", foglio clandestino del gruppo disarticolato dalla Polizia di Stato, si teorizza la costituzione di cellule rivoluzionarie in ogni fabbrica.
Davanzo si é dichiarato prigioniero politico. Alfredo Davanzo, 49 anni, membro delle Br storiche, è stato l'unico degli arrestati di oggi per terrorismo a dichiararsi prigioniero politico. Davanzo, in Francia dall'82, era recentemente tornato in Italia per la prescrizione dei reati e si nascondeva a Raveo, in provincia di Udine. In un'abitazione che il Pm Ilda Boccassini ha definito un vero e proprio covo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

In fondo non capisco di cosa ci si scandalizzi così tanto... quasi mi stupisco che esista ancora qualcuno che pensa alle lotte sindacali, qualcuno che non pensa solo ai stramaledetti affari suoi e al programma televisivo preferito.

Ma lo sapete quanta gente ha un lavoro precario, non ha alcuna garanzia di contratti, di sicurezza sul lavoro, ecc.?
Cosa significa lavorare attraverso un'agenzia interinale?
Non avere alcun diritto?

Riflettiamo al processo di liberalizzazione totale del mercato del lavoro, che si sta compiendo silenziosamente, mentre la maggior parte di coloro che, per fortuna, un lavoro e dei diritti li hanno, sparano sentenze contro chi questi pericoli li avverte.
Io non condivido la violenza, ma avverto l'urgenza di far tornare alla ribalta il tema dei diritti dei lavoratori, prima che sia troppo tardi...
leggete "Furore" di Steinbeck (esiste anche il film).

ALESSANDRA FONTANA ha detto...

Si, si anonimo, abbiamo visto come lavorano certi sindacalisti ... ne faremmo volentieri a meno se non ti dispiace

Anonimo ha detto...

Senza voler scandalizzare nessuno, io credo che è giunto il momento o almeno è maturo per riprendere il fucile in spalla(agli operai) dato che solo le b.r. lo fanno! Il patto di natale e la legge treu ci anno portato alla "famosa" legge 30 e allora?...Anni ed anni di lotte sindacali per ritrovarci con una sinistra che ci sistema i giochi...e il sindacato che fà?... firma...Ciao a tutti e buon lavoro...precario.
Un operaio disgustato a cui non viene da piangere per il sangue versato. Anche il nostro sangue è come il loro.