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24 luglio 2007

COMPAGNI AL CAVIALE


Vittorio Feltri e Renato Brunetta, nel loro nuovo Manuale di conversazione politica I compagni al caviale, tracciano un bel quadro biografico dei tanti vizi e difetti, umani ed ideologici, dei più o meno famosi personaggi (politici e non) appartenenti alla schiera dell'intellighenzia della sinistra neo o post-marxista comunista. Era ora che uscisse un libro di tal fatta, dal momento che la stessa sinistra continua ad arrogarsi il diritto (che non ha) di fondare la propria (solo presunta) superiorità morale ed ontologica sulla base dei pensieri e delle opere dei propri più alti punti di riferimento politici, intellettuali, artistici, peraltro considerati dal proprio elettorato di base e dai propri simpatizzanti alla stregua di esseri integerrimi, esemplari, senza macchia e privi di peccato, o, ad ogni modo, migliori di tutti gli altri. Si ha non di rado modo di leggere sulla cosiddetta grande stampa politically correct ritratti partigiani, ingenerosi ed impietosi sulle persone che più o meno contano nel centrodestra, e non vi è difficile rinvenire faziosi reportage o pompati dossier tesi a gettare fango su questi ultimi, i quali vengono etichettati come uomini cattivi, corrotti, spregevoli, moralmente inferiori, da annientare e distruggere, e che assurgono, proprio in quanto avversari politici della sinistra, a simbolo del male. L'emblema di tutto ciò è ben tradotto nell'odio (ben visibile negli stessi ritratti contenuti nel libro) da cui si ritrovano ad essere accomunati gli esponenti della sinistra al caviale, odio che essi spargono a piene mani nei confronti soprattutto di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia e leader del centrodestra, che rappresenta per ciò stesso, ai loro occhi, il «male assoluto» da abbattere.
Parliamo di sinistra al caviale proprio perché lorsignori, a dispetto del loro sbandierato ed ideologico «mito proletario», non disdegnano affatto di beneficiare dei comfort, lussi e privilegi di chi si trova ad occupare comunque un buon posto nella società.
I «guru» non sono altro che quei personaggi che non fanno i politici di professione, ma rappresentano ugualmente, in quanto persone più o meno impegnate nella società civile, visibili sui media e dunque note alla platea dei compagni vari, una sorta di vera e propria «bussola regolatrice» degli umori ed intendimenti dei seguaci della sinistra. Rossana Rossanda è «Alice nel paese dei Gulag». Già direttrice del Manifesto (ora quotidiano di Rifondazione comunista), ella è una che ha sempre propagandato la bontà intrinseca del comunismo ortodosso, a partire da quello «reale» dell'ex Unione Sovietica, ignorando ahinoi le decine di milioni di morti che quel sistema infernale ha cagionato, a tal punto da giungere a giustificare ad esempio l'invasione ungherese dell'Armata rossa e ad avere al contempo materna comprensione dei terroristi nostrani delle Brigate rosse. «Veltroni in celluloide» è invece Nanni Moretti, cineasta dalla mania di incarnare in sé il migliore e di narrare le vicende dei rampolli della borghesia rossa e chic metropolitana, humus dal quale egli stesso proviene. Girotondino e sanculotto, Moretti condivide con Walter Veltroni le amicizie e l'anti-berlusconismo. Dario Fo è «il Nobel con papillon rosso». Grazie alle campagne pubblicitarie e d'appoggio della sinistra chic, egli è riuscito ad ottenere la premiazione da parte dei giurati svedesi, che gli hanno riconosciuto l'attività di giullare dal linguaggio e contegno demenziale e dalla boria iconoclasta, ciò che traspare dal suo teatro di nicchia per comunisti, anticlericali ed anti-Cav. Antonio Tabucchi, «Panzanella rossa», fa di lavoro lo scrittore e non esita a pretendere in modo fantasioso di dire sempre la sua anche quando ciò che professa cozza con la realtà, e se la prende addirittura con la sinistra moderata quando questa non mostra di avere come primo obiettivo quello di eliminare il «Mostro di Arcore» dalla faccia della terra. Gino Strada è «Un kathanghanese a Kabul». Mentre a fine anni '60 fa era promotore di gruppuscoli stalinian-maoisti, si è poi convertito al terzomondismo buonista, pseudo-pacifista e filo-islamista, condito dal solito anti-americanismo ed anti-sionismo. Qui non si disprezza la sua opera di fondatore dell'organizzazione umanitaria Emergency, ma ci si preoccupa di come la sinistra lo usi come consulente ed agente di Stato per la liberazione di ostaggi nostrani, ciò che si traduce (vedasi caso Mastrogiacomo) in accordi e trattative che vanno a favore di terroristi e tagliagole islamici.
Per «intellettuali organici» intendiamo uomini di cultura o giornalisti, rigorosamente di sinistra ed al servizio di essa, abituati a spacciare per verità assolute e dogmi irrinunciabili le loro tesi e congetture settarie ed intolleranti, sputando sentenze ed emanando «fatwa» a più non posso, segnatamente contro il Cavaliere. Furio Colombo, già direttore dell'Unità (quotidiano dei Ds), per la sua voce stridula era stato soprannominato dal suo ex mentore Gianni Agnelli «la Chioccia pakistana». Egli odia visceralmente Berlusconi con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima e con tutta la sua forza, ed è uno che ha il coraggio di essere convinto ad esempio che le Br siano invero gruppi di destra partoriti da oscuri complotti dall'alto per screditare la sinistra. Paolo Flores d'Arcais è «il Marchese sanculotto». Di progenie chic nobiliare, egli è direttore di Micromega, la rivista-bibbia della sinistra giustizialista e giacobina, a senso unico però: garantista verso i terroristi rossi; forcaiola verso democristiani e socialisti qualche anno addietro, e verso «l'orco di Arcore» ed i forzisti ora.
L'etichetta «poteri forti» sta bene appiccicata a certi esponenti provenienti o dal mondo sindacale o dall'establishment bancario-finanziario, uomini da sempre collusi con la sinistra, ed oggi più che mai funzionali e coessenziali ad essa. Guglielmo Epifani è «l'anguilla della Cgil». Per far dimenticare il suo passato socialista, egli si è posto in sintonia con gli elementi più radicali della propria sigla sindacale, tanto da permettersi di sorvolare sul fatto che buona parte dei neo-brigatisti arrestati nella retata degli ultimi mesi siano proprio cigiellini. Non è un caso che la Cgil di Epifani si opponga ai processi di riforma del mercato del lavoro, demonizzandone i promotori e fautori, fra cui Marco Biagi e Pietro Ichino, il primo dei quali ucciso dalle Br. Guglielmo è poi corresponsabile, in quanto ne ha contribuito personalmente alla stesura, dei danni inflitti al popolo italiano dalla Finanziaria targata Tommaso Padoa-Schioppa. Quest'ultimo è «il ringhio di Via XX Settembre», perché ha il vezzo di non essere affatto tenero con i suoi sottoposti. In politica si comporta da quello che è: un alto tecnocrate abituato a ragionare a livello astratto, magari perseguendo la quadratura contabile del cerchio, ma non tenendo in considerazione le esigenze reali dei cittadini comuni mortali.
Le «stazze medie» sono invece quei politici di sinistra, che non ne sono grandi leader ma che ne rappresentano non male l'essenza, dalla forma alla sostanza. Pietro Folena, eletto di Rifondazione comunista, possiamo soprannominarlo «la quaglia padovana»: non si è mai fatto scrupoli ad aggrapparsi di volta in volta al caporione della sinistra più in voga al momento, per poi disfarsene con ingratitudine quando non gli è più convenuto. La cosa in cui egli è più costante è, al contrario, il disprezzo spocchioso verso Berlusconi. Giovanna Melandri, ministro per le Politiche giovanili e le Attività sportive, incarna bene il prototipo di sinistra al caviale: ella non ha esitato a partecipare a sontuose feste come quelle organizzate nelle esotiche ville di Flavio Briatore, e poi appartiene a clubs esclusivi della Capitale dall'ingresso ultra selezionato: «Dal Testaccio a Malindi». Alfonso Pecoraio Scanio, ministro all'Ambiente, è il simbolo dell'ambientalismo ideologico e fondamentalista: è per il no a tutto, dalle infrastrutture al nucleare fino agli Ogm. Attentissimo alla difesa delle piante, egli è però consenziente all'aborto di esseri umani ed alla ricerca e manipolazione degli embrioni di questi. «Mucca o toro per me pari sono», disse per recuperare in modo sbarazzino una gaffe nel momento in cui scambiò un toro per una mucca. D'altronde né etero, né omo, lui è per l'assoluta libertà sessuale.
Infine abbiamo gli «alti papaveri», ossia i leader della sinistra che occupano tuttora i più alti scranni istituzional-governativi del Paese. Fausto Bertinotti è il presidente della Camera, già leader di Rifondazione comunista. La sua erre moscia ed i suoi golfini di cachemire costituiscono tasselli del mosaico del processo di imborghesimento da cui è investito. «Noblesse oblige». Ideologicamente rimane marxista ma praticamente attua un'ambigua real politik. Non si fa scrupoli a spingersi in attestati di stima ed amicizia con dittatori sudamericani del calibro di Fidel Castro ed Hugo Chavez, ma poi costringe il proprio partito in un'irregimentazione governativa in favore della tenuta di Prodi. Massimo d'Alema è l'attuale ministro degli Esteri, postazione dalla quale dà prova dell'attuazione dei propri paradigmi ideologici. Tutti possono ricordare la passeggiata in quel di Beirut, in cui il Nostro camminava a braccetto con un esponente di Hezbollah: emblema del suo filo-islamismo ed anti-occidentalismo. Pro Palestina; anti Israele. «Più fumo che arrosto»: le volte in cui è sembrato un leader con cui dialogare e confrontarsi, egli è venuto meno ed ha ripreso a praticare uno dei suoi sport preferiti: sparare a zero sul Cavaliere, con la sua inconfondibile arroganza ed aria da primo della classe.
Giorgio Napolitano è il presidente della Repubblica, ma è anche «il cerchiobottista». Egli deve la propria carriera anche alle sue doti di freddo calcolatore e di persona che non ha mai mostrato il coraggio di misurarsi ed affrontare di petto ed a viso aperto le grandi questioni. Lo si è visto ad esempio in occasione di Tangentopoli, quando, da presidente della Camera, si dimostrò per certi versi succube della magistratura militante, acconsentendo all'ondata giustizialista verso i partiti moderati. Giustizialismo sempre a senso unico: non una parola egli disse sui finanziamenti illeciti del Pci, forse perché è proprio il partito da cui proviene.



da Ragionpolitica

8 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ultimo Silvio Berlusconi:Silvio Berlusconi è il primo magnate dei media diventato capo del governo in una democrazia occidentale come la nostra. Con un utile netto stimato a 13 miliardi di Euro, il primo ministro controlla il 90 % della televisione Italiana -direttamente o indirettamente- il copyright su un quarto dell’editoria italiana e due quotidiani nazionali (uno di proprietà della moglie, uno del fratello). In più controlla la maggior parte dei canali di distribuzione di film e riviste e circa il 60% delle vendite pubblicitarie televisive. Seguirlo durante una campagna elettorale, dallo stadio al tribunale ed in parlamento, è un esperienza piuttosto interessante.

In Italia la maggior parte delle persone acquisisce informazioni proprio tramite la televisione, quindi controllare la maggior parte della diffusione TV è una carta vincente per chi vuol fare politica. Non sorprende dunque che Berlusconi ha occupato il posto di primo ministro e,attualmente.con i soliti "giochi"sta cercando di ritornare al potere.
Se volessimo parlare del Berlusconi precedente alla politica allora dovremmo riscrivere un libro di intrallazzi e malaffare.

ALESSANDRA FONTANA ha detto...

Ecco bravo anonimo, scrivilo così poi finisci come Travaglio & C. che proprio l'altro giorno sono stati sputtanati dalle ritrattazioni di Giuffrida (teste cardine della teoria Berlusconi=mafia) Ne parlerò... Cmq quando vuoi scrivere, fallo in italiano, quello che hai postato qui ha tutti i verbi sbagliati... ;-)

Anonimo ha detto...

Non comment.....quello che avevo da dire l'ho detto.
La verità si vorrebbe tenerla nascosta....ma non si può,quando è sotto gli occhi di tutti.
Verbi o non verbi a parte.....che puerile che sei... ed anche asina,non c'è niente di sbagliato.... ;-)

ALESSANDRA FONTANA ha detto...

Asina io...? Ciccio, nemmeno questo post hai imbroccato... Si scrive "No Comment" e non "Non comment" ... Ma devo insegnarti anche l'inglese oltre che l'italiano??? ahahhhhh

Anonimo ha detto...

non comment....ancora più ciucciona.....anche nel carpire gli scherzetti...ad hoc....solo per il gusto di farti straparlare a vavera ahahah.....e far capire a qualcuno che legge(sic) che quando ti conviene devii sulla grammatica,(adesso sull'inglese)...il tuo passatempo preferito.......dopo ?il nulla,forse anche meno.
Giusto per chiarire io parlo correttamente quattro lingue e lavoro nel settore.....
Ridi,ridi,la gallina ha fatto l'uovo.....

ALESSANDRA FONTANA ha detto...

Vedi caro anonimo purtroppo non c'è nulla da rispondere alle tue numerose banalità demagogiche. Se non commentassi i tuoi strafalcioni, non meriteresti risposta... Devo anche insegnarti ad essere spiritoso (ironico sarebbe meglio ma per te è inarrivabile) perchè la battuta sulle quattro lingue che conosci non è un granchè... (so che tu l'hai scritto parlando seriamente, solo che nessuno leggendoti potrebbe crederci...) Per terminare, il finalino "Ridi,ridi,la gallina ha fatto l'uovo....." è davvero patetico. Ciao!!!

Sergio Rizzitiello ha detto...

Cara Alessandra,vorrei, al lungo elenco di Feltri e Brunetta, sui compagni in servizio permanente,aggiungere una categoria, che forse sembrerà poco importante, ma che reputo di grande rilevanza: gli usignoli del potere comunista. Chi intendo? Sono quei cantanti,e cantautori, che proprio per la loro attività professionale hanno un forte impatto tra i giovani e riescono, più di un politico o un intellettuale, ad avvicinare costoro alla causa.Quando Gramsci teorizzò la conquista di tutti i settori della società, non pensava a questo spazio che però con scientificità è subito stato riempito.C'è da premettere che costoro dagli anni settanta a oggi sono cambiati nel loro atteggiamento. Nel passato erano arrabbiati ed epliciti anche nei contenuti delle loro canzoni, oggi, conformandosi e alle mode musicali, sono completamente o quasi, in riflusso, rimane però la loro dichiarata e ostentata appartenenza al comunismo a caratterizzarli. I giovani non hanno bisogno di ascoltare contenuti comunisti, sanno già, però, di sentirsi parte di quel mondo, ne fanno parte, con tutti i rituali e simboli.E' insomma un bel pescare in un mare abbondante di pesci freschi e giovani.

ALESSANDRA FONTANA ha detto...

Ma certo caro sirio, l'elenco degli usignoli è infinito e molto, molto, molto subdolo. Irritante.