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25 novembre 2014

VITTORIA CONFUSA

Le elezioni regionali sono terminate con un risultato molto "delicato" ... Non ha vinto Renzi, come sappiamo ha trionfato la disillusione, la stanchezza e il disagio. L'enorme percentuale degli astenuti parla molto chiaramente ed ecco che nel Pd e in Forza Italia si stanno facendo un po' di conti, nel senso di resa dei conti.

All'interno del Pd non si placano i malumori della minoranza, che naturalmente si concretizza con il voto al Jobs act.

Il presidente del partito, Matteo Orfini, fa un appello in extremis ai dissidenti: "Abbiamo raggiunto una larghissima unità sul testo, spero che per rispetto della discussione fatta, dei cambiamenti apportati, del lavoro di ascolto reciproco e della nostra comunità, si voglia fare tutti un ultimo sforzo in Aula".
Diversamente per Gianni Cuperlo non ci sono le condizioni per il sì: "Noi non ci sentiamo di esprimere un voto favorevole su Jobs act. Il punto a cui si è arrivati non è soddisfacente. Il problema non è come licenziare, ma come assumere".

E' infatti notizia di poco fa che il decreto è passato in una aula semivuota della Camera con 316 voti e con 40 deputati Pd rimasti fuori dall’Aula per protesta. Dovevano essere una trentina, sono stati di più: 30 deputati democratici, poco prima del voto, hanno diffuso un documento in cui spiegavano le ragioni del dissenso.
Il numero 40, su un numero totale di 307 deputati democratici, segnala uno scontento che si fa protesta aperta, probabilmente rinforzata dal massiccio astensionismo alle recenti elezioni regionali che ha penalizzato (anche) il Pd targato Renzi.




Oltre ai quaranta dem astenuti, due hanno detto no al testo, altri due si sono astenuti. I no sono quelli di Civati e Pastorino. Astenuti i civatiani Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini.

Bersani aveva annunciato il suo sì per essere ligio al partito. Nonostante le modifiche apportate alla Camera, l’impianto della delega sul lavoro non è stato ritenuto soddisfacente dai 40 del Pd. Tra i firmatari del documento di protesta figurano Cuperlo, Bindi, Boccia, Zoggia, D’Attorre.

In totale hanno votato no solo sei deputati, 5 gli astenuti. L’opposizione, composta da Forza Italia, Lega, Sel e M5S, è rimasta fuori dall’Aula.

Inizialmente soltanto la Lega aveva annunciato la sua non partecipazione al voto finale sul Jobs Act. E’stata, dunque, una sorpresa vedere oltre ai deputati del Carroccio e di M5s anche quelli di FI e di Sel abbandonare l’emiciclo poco prima della votazione finale. Ad accendersi sono state soltanto le lucine sul tabellone relative alle postazioni di voto dei deputati della maggioranza.

Il testo ha bisogno di un ulteriore passaggio al Senato viste le modifiche inserite dalla Commissione Lavoro per accogliere gli emendamenti frutto del compromesso tra governo e minoranza Pd sull’articolo 18. Il voto finale a palazzo Madama è previsto entro i primi dieci giorni di dicembre.

A proposito di malesseri di partito all'interno di Forza Italia non si è da meno. 

Il povero Fitto ribadisce le sue perplessità "Basta con le nomine. Basta con i gruppi autoreferenziali che hanno determinato in questi mesi una politica e una comunicazione inefficaci, basta con una linea politica incomprensibile e ambigua" e Toti lo riprende: "Non si tratta di fare processi, Fitto solleva questioni legittime ma cosa intende per autoreferenzialita' visto che  quelle che oggi accusano sono tutte persone che hanno fatto anche i ministri. Poi ci interrogheremo negli organi interni al partito, ma non si tratta di puntare il dito, soprattutto da parte di chi e' dirigente del partito da anni, non c'e' autoreferenzialità in Forza Italia. Chi punta il dito è lì da molto tempo, ognuno si assuma la sua fetta di responsabilità e tutti insieme cerchiamo la strada per risolvere i problemi"
Temo che i problemi non si risolveranno. E poi c'è l'Ncd. Berlusconi deve guardare alla Lega e calmare Alfano, aprendo anche a Fratelli d'Italia. Questa è la strada, l'unica.




Non parliamo del M5S ... Litigano pesantemente prendendosi a male parole: Grillo massacra Walter Rizzetto "colpevole" di aver parlato durante una trasmissione televisiva. Questa volta però c'è un moto di ribellione e su Twitter impazza l'hashtag #siamotuttiRizzetto e fanno parte della schiera dei ribelli anche molti parlamentari. Rizzetto attacca Grillo: "Non chiedo il permesso ai tuoi cortigiani"
La sensazione è che Grillo si sia stancato del giochino, non è divertente perdere.




Insomma non sembra ci sia molta serenità in politica anzi l'impressione ormai consolidata da tempo è che ci sia davvero bisogno di aria nuova. Non basta più parlare e arrabattarsi con proposte raffazzonate nella confusione totale.

Gli Italioani sono pazienti, ma come dice un sonetto della Bibbia: "Guardati dall'ira dell'uomo mansueto"
Anche della donna ...



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