
Il bolivarismo dell'Unione
Quali sono i punti di forza dell'attuale situazione? Almeno tre. Una risposta di massa tra gli italiani che la manifestazione romana del 2 dicembre ha testimoniato superiore alle più rosee aspettative degli stati maggiori di FI, An e Lega. Un giudizio politico verso l'Unione che nei sondaggi si fa di settimana in settimana più articolato: passa dall'iniziale sfiducia generica ispirata dalla delusione per la finanziaria, a penalizzare più severamente soprattutto i due maggiori partiti del centrosinistra, Ds e Margherita, identificati come la sponda che ha ceduto rispetto alle pretese accolte della sinistra antagonista e sindacale. Infine, come si vede dalle prime battute del confronto tra il premier e i partiti della sua coalizione appena votata la loro finanziaria delle 70 nuove tasse, una linea di frattura sempre più netta tra i due partiti più penalizzati che intendono rilanciare la propria immagine chiedendo a Prodi e al governo interventi ispirati a riformismo socialdemocratico e non bolivarista, e l'altro pezzo di centrosinistra che non ci pensa nemmeno perché sa che Prodi non è in condizione di innalzare l'età pensionabile, cacciare i fannulloni dalla pubblica amministrazione, incentivare nuove forme contrattuali che premino il salario di produttività definito tra i manager e i dipendenti nelle aziende e nei territori, e non più a livello nazionale. Sono tre punti di forza notevoli, che a pensarci bene indicano da soli il terreno delle idee da lanciare e delle iniziative da assumere.
Il consenso degli italiani chiama in causa idee identitarie capaci di colpire e di radicarsi, insomma ha a che fare con il marketing politico che il centrodestra questa volta deve imparare a praticare anche molto lontano dai periodi direttamente pre-elettorali, quelli in cui Berlusconi ha sempre mostrato di essere un drago. La delusione degli elettori di sinistra più moderati chiede invece proposte politiche, spunti di concretezza capaci di offrire a quella parte di elettorato una controsponda credibile: non solo alla pretesa "fase due" che Fassino e Rutelli proveranno a imporre non so con quanto successo a Prodi, ma altresì alla suggestione che Casini, Follini e Mastella - ma anche Di Pietro, a modo suo e sul versante della lotta ai grandi industriali privati monopolisti - separatamente oggi e uniti domani hanno iniziato ad elaborare, convinti che entrambi i poli politici siano ormai due frutti marci.
La divisione tra le due anime dell'Unione, infine, chiede più che marketing e più che issues concrete - come dicono gli addetti ai lavori - chiede al centrodestra una battaglia di sistema. Per una legge elettorale che resti bipolarista, per una forma Stato che sia federalista, per una forma di governo che rilanci la scelta diretta da parte dei cittadini.
Detti così, i tre campi di iniziative che discendono da ciò che si è guadagnato in questi mesi rischiano di apparire il bla bla di un generico controprogramma di governo. Ed è invece esattamente ciò che bisogna evitare, come il peggiore e il più inutile dei mali. Procediamo dunque per pochi esempi concreti, per far capire al Santa Claus che cosa ci aspettiamo al suo ritorno dal viaggio in America. Sul marketing identitario: inutile sperare in convegni sui classici del liberalismo e dell'antistatalismo, ciò che conta sarà invece seguire passo passo i cittadini contribuenti in ogni singola scadenza in cui dal primo gennaio si troveranno a dover mettere mano al portafoglio per pagare ciascuna delle diverse 70 maggiori imposte e tasse comminate loro dalla finanziaria. È la mobilitazione antifiscale, non la teoria accademica, la più concreta trincea identitaria dell'antistatalismo possibile nel nostro Paese.
Chi ruba i soldi
Non so se Berlusconi e Bondi, Fini e Bossi abbiano letto per esempio quello straordinario testo di 156 anni fa scritto da Frédéric Bastiat rielaborando suoi interventi dalla tribuna dell'Assemblea Nazionale francese dopo la Rivoluzione del 1848. Si intitola "Ciò che si vede, ciò che non si vede": ed è una guida che resta piena di luminosi insegnamenti su come il politico liberale antistatalista debba sempre cercare di spiegare terra terra all'opinione pubblica ciò che non si vede, appunto, rispetto a ciò che si vede dei provvedimenti approvati dal governo in carica. Quando il contribuente Giovani Buonuomo dà mille euro di imposte allo Stato, ciò che si vede e che il governo ri vendica è che essi servono per pagare dipendenti pubblici altrimenti licenziati, e per offrire servizi che si pretendono altrimenti inesistenti. Ciò che non si vede e che bisogna avere la fantasia e la capacità di spiegare ogni volta, invece - a costo di fare i banchetti fuori le banche ogni volta che il popolo delle partite Iva sarà in fila per pagare gli F24 - è che quei mille euro nell'Italia di oggi sono come il premio a un ladro: perché a questi livelli di pressione fiscale lo Stato ci deruba di ciò che ciascuno di noi meglio saprebbe utilizzare, e in cambio di servizi al di sotto di ogni giustificabile efficienza ed efficacia, rispetto a quanto ci costano.
Per parlare ai moderati delusi dalla sinistra: non basta la pur essenzialissima identità cristiana, e anzi è geniale la libertà di coscienza sui Pacs offerta da Berlusconi ai suoi parlamentari, rispetto alle lacerazioni pazzesche che il centrosinistra sperimenta ogni volta che si ripropongono temi quali il diritto di famiglia e i nodi della bioetica, della vita e della morte. Servono non più di quattro idee e proposte di fondo su come rivedere alcune storture di fondo della società italiana, quelle sulle quali appunto la vasta maggioranza dei moderati concorda, sia che abbia votato per Prodi sia che abbia scelto, pentendosene, Prodi. Realismo e non demagogia su sicurezza e immigrazione. Unmeccanismo generaledi giudizio del merito del dipendente pubblico da mettere al centro del prossimo loro contratto. L'identificazione di quantimiliardi di euro di trasferimenti pubblici alle grandi imprese tagliare, per convogliarli invece ad ammortizzatori sociali per chi vive crisi aziendali nelle imprese piccole e medie i cui lavoratori non hanno oggi le tutele da sempre riservate solo ai grandi nomi di Confindustria. Cose così, banali: marivoluzionarie, per come in concreto funziona l'Italia dei mille difetti che l'Unione invece asseconda. Attenzione: se non lo si farà, il rischio è che tra pochi mesi i proclami su promesse e annunciate liberalizzazioni di Rutelli e Fassino tornino a riattivare verso lo statalismo e la sinistra consensi oggi sfumati o intiepiditi.
Follia inventiva
Per tenere ben aperta la ferita che oggi divide le due anime dell'Unione infine, e per impedire che presto o tardi la sinistra sedicente "riformista" sia tentata dal regolare i conti con quella antagonista con una bella riforma elettorale fatta su misura delle richieste avanzate apertamente da Casini e dalla sua Udc, tutto serve tranne che una polemica astiosa contro questi ultimi. In ogni caso, caro Silvio-Natale-Babbo-Berlusconi, stai pur sicuro che niente di tutto questo lo pensiamo messo in opera con minor follia inventiva e sprezzo delle apparenze di quanto hai fatto mostra in tutti questi anni. Chi pensa che a settant'anni il Berlusca smetterà di raccontare storielline e barzellette, battutacce sui magistrati e gaffe alle cene del Milan, confonde Santa Claus con Gesù Bambino. O, peggio, un pacemaker con una lobotomia.
di Oscar Giannino Vicedirettore Finanza&Mercati
da: Libero
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