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04 gennaio 2015

PECCATO, NON CREDO IN RENZI ...

Molti ancora ci credono e ritengo siano davvero gli irriducibili, perché il nostro Premier mi delude sempre più di giorno in giorno e non riesco a comprendere cosa gli ottimisti riescano ad intravvedere in lui.
Per ora il giovane Renzi si dà un gran daffare per mostrarsi molto sicuro di sé. 
Brillante e spiritoso, spesso infastidito dalle critiche che per lui non sono mai costruttive, e che gli fanno perdere tempo. 
Fare però il bullo con gli hashtag non è certo sufficiente per risolvere i problemi veri del Paese. 



Le scelte politiche del Premier, poi, fanno riflettere sulla sua effettiva volontà di cambiamento. 

Leggendo i dati macroeconomici si comincia a capire che i suoi risultati siano addirittura peggiori di quelli dei Governi precedenti: i disoccupati aumentano, i votanti diminuiscono. 

I poveri sono più poveri. Aumentano però le categorie: gli impiegati pubblici, la classe media e molti artigiani, commercianti e professionisti che sono sempre più in difficoltà economiche e non vedono il futuro.
E lui? Sorride, dice frasi ad effetto (!) e non risponde nel merito.

Temo ed ho sempre temuto che l'uomo non abbia idee nuove. Non abbia una linea guida seria e approfondita. Non è uno statista.
Si dice che Rutelli sia stato suo maestro, infatti lo ricorda molto nella loquela, poche idee raccontate con brillante intelligenza e arguzia. Rutelli parlando di Renzi ha detto: «Un’ambizione eccezionale. Una determinazione assoluta. Il suo obiettivo, non dichiarato ma praticato senza scrupoli, è di smantellare la vecchia sinistra in Italia. Il suo disegno è chiaro dal 2009, quando conseguì la prima vittoria battendo Lapo Pistelli e vari candidati di una sinistra divisa alle primarie per il candidato sindaco di Firenze. E poi ha vinto su tutta la linea: primarie del Pd, sostituzione di Letta. Oggi domina in campo libero» e, circa il loro rapporto : «Come diceva Indro Montanelli, la riconoscenza è quel breve sentimento che intercorre tra il soddisfacimento di una richiesta e quella successiva». Riesco persino a preferirgli Rutelli che almeno non mi dà la spiacevole sensazione di essere presa in giro...

Credo che Renzi non sappia nemmeno che il benessere individuale dipende dalla salute delle relazioni sociali, che si basa sulla libertà di scelta, sull'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e la solidarietà per la realizzazione di un progetto di benessere comune e quindi della qualità percepita della vita.  Non lo sa o se ne frega.
Ha cercato di fare alcune riforme (più annunciate che reali) e il 2015 ci dirà quanto i cittadini Italiani accolgano questi esili cambiamenti: in una Italia in cui cresce sempre più "l'infedeltà del consenso", il rischio di passare dal 41% alla valle delle lacrime, il passo è veloce e breve.
Gli Italiani sono stanchi, molto stanchi di parole inutili. Sono certa che preferirebbero meno frasi studiate per "épater le bourgeois" e più frasi sincere, anche crude, ma realistiche.

Ci vuole attenzione maggiore all'occupazione, al lavoro, e non solo al Sud. Ci vogliono interventi forti per superare la crisi economica, e sul fisco, con una drastica riduzione della pressione fiscale.
Ci vuole attenzione spasmodica per la fruizione della cultura in tutte le sue forme, ci vuole una cura reale per il turismo. 
Bisogna far crescere l'artigianato di qualità e l'agricoltura con fondi dedicati perché cercare il rilancio solo sulle grandi imprese e sul tessuto produttivo oggi potrebbe non portare i risultati auspicati. 
Si devono ascoltare i giovani, i sessantenni che sono una preziosa risorsa, le donne.
Ci vuole una guida seria e dura che ami la nostra Nazione.

Basta sciocchezze, banalità, superficialità. Basta bugie, nascondimenti, buffonate.

Vogliamo un'Italia orgogliosa, snella, sincera e adulta.







26 giugno 2010

DI PIETRO E LE DONNE DELL' IDV ...



"Antonio Di Pietro ci ha delusi. Ha trascurate tantissimo le donne, considerandole figlie di un dio minore". Wanda Montanelli, responsabile Pari Opportunità dell'Idv, sceglie Affaritaliani.it per denuciare la discriminazione all'interno del partito. "Alle elezioni politiche del 2006 né io né le donne del partito che si aspettavano una degna candidatura furono messe in testa di lista e iniziai il primo sciopero della fame. Di Pietro mi scrisse e mi mandò a casa un cesto di fiori chiededomi di interromperlo. Quella di Di Pietro era stata solo una tattica a scopo mediatico. Tanto è vero che mi chiese di pubblicare la sua lettere sul mio blog e di lanciarla alle agenzie stampa".

Le donne in politica vengono discriminate?
"Sì. Salvo alcuni partiti in cui emerge una maggiore democraticità. La mia esperienza è però all'interno dell'Italia dei Valori dove ho speso oltre dieci anni della mia vita. Di questa esperienza posso parlare con cognizione di causa"

Ci racconti la sua esperienza da ex responsabile donne dell'Idv.
"Da responsabile del partito il mio lavoro ha abbracciato più campi. Sono stata nel movimento Di Pietro sin dall'inizio perché, come molti altri iscritti, abbiamo creduto di poter iniziare un nuovo corso e fondare un partito in cui la trasparenza, la democraticità, la correttezza, le pari opportunità fossero al primo posto. Ho avuto molti incarichi nel partito, tutti svolti gratuitamemente: dal condurre i due uffici stampa di Roma e Lazio, dall'incarico nazionale di Responsabile della Consulta delle Donne e poi del Dipartimento Pari Opportunità, alla fondazione dell'organo di stampa ufficiale Idv "Orizzonti nuovi", all'organizzazione della prima festa nazionale Idv, alla partecipazione ai tavoli per scrivere il programma del governo Prodi, o quello per le elezioni europee. Mi preme dire però che il settore pari opportunità l'ho organizzato a partire dal 1998 e abbiamo creato una rete di donne in tutt'Italia andando in giro regione per regione con un camper, per poter conoscere da vicino le referenti di zona del partito e insieme a loro lavorare seriamente al programma per il cambiamento in meglio della società".

Anche l'Idv discrimina le donne? Quali responsabilità ha o ha avuto Antonio Di Pietro?
"Antonio Pietro ha la responsabilità di averci fatto credere che si poteva progettare una politica diversa, realmente vicina ai bisogni delle persone, un luogo speciale in cui tutti potessero apportare contributi secondo il proprio talento con competenza e motivazione. Invece ci ha delusi. Ha fatto delle scelte nell'organizzare le candidature sin dalle politiche del 2006, che portavano in parlamento persone "estranee" al partito, talvolta nemmeno iscritte o che non sapevano addirittura i principi fondanti dello statuto e del programma Idv. Le donne le ha trascurate tantissimo, considerandole figlie di un dio minore"

Ovvero?
"Si è avvalso proprio della componente femminile per mandare avanti tanti settori vitali del movimento. Dall'organizzazione di eventi, al grande contributo per i referendum, alla conduzione di uffici importanti come quelli della comunicazione, ecc. Alle elezioni politiche del 2006 su 25 Parlamentari solo una donna dell' Idv fu eletta alla Camera dei deputati. Al Senato invece fu premiata Franca Rame che non era mai stata un giorno con l'Italia dei Valori. Persona stimabilissima, ma comunque non si capiva che cosa la legasse al partito che noi avevamo costruito sin dalle fondamenta. Già da allora quando mi accorsi che né io né le donne dell' Idv che si aspettavano una degna candidatura furono messe in testa di lista, iniziai il primo sciopero della fame. In un partito piccolo candidare le donne e metterle in lista al terzo, settimo, ventesimo posto non ha senso, perché solo chi sta a capo degli elenchi elettorali ha la possibilità di essere eletta".

E come andò a finire?
"In quella fase dopo 24 giorni di sciopero mi scrisse Prodi per dirmi che avevo ragione, poi mi scrisse Di Pietro e mi mandò a casa un cesto di fiori chiededomi di interrompere lo sciopero della fame. Intanto era nato il "Comitato per Wanda Montanelli" e successivamente l'Onerpo (Osservatorio Nazionale ed Europeo per il Rispetto delle Pari Opportunità). Le donne del Comitato, che tra l'altro facevano lo sciopero della fame a staffetta, si irritarono perché non ritenevano che "quattro rose e una lettera" potessero risolvere il problema delle opportunità negate. Io invece accettai di smettere la lotta non violenta, ma mi accorsi dopo poco che avevano ragione loro. Quella di Di Pietro era stata solo una tattica a scopo mediatico. Tanto è vero che mi chiese di pubblicare la sua lettere sul mio blog e di lanciarla alle agenzie stampa. Nel settembre successivo alla "Festa dei Valori" di Vasto le donne non ebbero il diritto di parola sul palco. Ne nacque una dura manifestazione delle dirigenti del partito che dalle Alpi alle Piramidi, dalla Sardegna, al Molise, chiedevano il mio intevento per fare un'assemblea permanente sul posto. Prenotai una sala dell'hotel che ci ospitava e la occupammo. Ne venne fuori un documento da dare alla stampa in cui definivamo quel convegno di partito "Assemblea talebana". Poi Leoluca Orlando ci venne a parlare, ci presentò delle promesse. Noi scrivemmo un verbale e rinunciammo all'occupazione e all'assemblea autogestita. Tutto questo è ben documentato sul libro di Alberico Giostra "Il Tribuno" nella pagina in cui scrive "tuttavia a nessuno è capitato quello che è toccato a Wanda Montanelli"

Ci fu anche un altro suo sciopero della fame.
"L'altro sciopero della fame fui costretta a farlo nel 2008, in cui se è possibile, le condizioni per le donne peggiorarono addirittura. Arrivai a 42 giorni di digiuno e lotta non violenta interrotta dopo una lettera del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Sostenuta anche in quella occasione da alcune donne meravigliose come Aura Nobolo, Daniela Brancati, Giselda Lagostena, la cui madre Tina è stata a me vicino in molte occasioni di lotta per la parità. E con donne Idv come Francesca Costa e Anna Rossi che da sempre coordinano con me le manifestazioni contro la discriminazione".

Le quote rosa sono la soluzione per tutelare le donne in politica e non solo.
"Le quote rosa non sono la via adatta, a mio parere, per aprire la politica alle donne. Sarebbe sufficiente seguire gli articoli 3, 2, e 51 della Costituzione italiana e non porre davanti al percorso delle donne ostacoli enormi come massi (chiamati suggestivamente muri di gomma o soffitti di cristallo). Noi diciamo che a parità di merito e di competenze le donne devono progredire al pari degli uomini. Invece avviene il contrario. Le quote rosa sono un mezzo attraverso il quale si dovrebbe fare spazio alle donne più serie, meritevoli e capaci, invece si rivelano spesso uno strumento per dare posti in parlamento o assessorati alle mogli, alle amiche, amanti o parenti prossime. Quindi ci si ritorcono contro perché noi non stiamo facendo da dieci anni la lotta per creare opportunità alle escort. Nella causa spieghiamo tutto questo, e chiediamo conto anche dei fondi della Legge 157/99 art.3 che non sono mai stati messi a disposizione delle donne. L'udienza è a Milano il 30 giugno, giudice Paola Maria Gandolfi".

p.s.
Wanda Montanelli ha portato in tribunale Di Pietro per il mancato versamento dei rimborsi elettorali. Il 30 giugno prossimo, i legali delle parti dovranno comparire davanti al giudice Paola Gandolfi del Tribunale di Milano.
Risulta infatti dalle carte che il partito abbia versato 600mila euro per “la promozione della partecipazione delle donne alla politica”, soldi che sarebbero spettati al Dipartimento guidato dalla Montanelli. Ma nessuno li ha visti quei soldi, né la Montanelli, né le responsabili regionali e provinciali del Dipartimento.

21 giugno 2009

ARTICOLO USCITO SU LIBERO OGGI 21/6 --- SU SILVIO LA PENSO COME OBAMA

Caro Direttore,

da qualche tempo ci costringono a dissertare su argomenti davvero incredibili così, per amicizia e stima, ti scrivo per ragionare insieme sull’impazzimento di certa stampa e di alcuni politici.

Qualche settimana fa, ti manifestavo la mia irritazione per il ritratto berlusconiano dipinto da una sinistra in difficoltà. Si vaneggiava di candidature e feste di compleanno. Un goffo tentativo di voler tradurre i comportamenti del Premier utilizzando un dizionario volutamente volgare e sciatto, arrivando a giudicare fatti mai accaduti o travisati ad arte.

In questi giorni però abbiamo toccato il fondo o forse lo schifo non è ancora finito?

Tutto inizia durante la campagna elettorale con le presunte “pruriginose” candidature, prosegue con il compleanno “della colpa”, poi una inopportuna e dura lettera della signora Lario e infine le “scandalose” fotografie di Villa Certosa. Si avvicinano le elezioni e si scopre che le candidature sono assolutamente regolari, il compleanno e chiacchiere contigue sono una bufala montata a suon di euro da alcuni giornali e le fotografie ritraggono un Berlusconi vestito di blu da capo a piedi che gira nel parco della villa. L’unico uomo nudo che prende il sole con la fidanzata è il leader ceco e vicino alla piscina vi sono degli ospiti tra cui alcune signore in topless … che scandalo!

Arrivano le elezioni. Berlusconi realizza il solito record personale, il governo italiano ha il più rilevante successo rispetto a tutti gli altri governi europei (superando abbondantemente i dati francesi raccontati come un “trionfo”), le amministrative sono una vittoria schiacciante e - guarda un po’ - mentre attendiamo i ballottaggi, il redivivo D’Alema comincia a parlare di “scosse”. E non allude all’Abruzzo che grazie ad un governo efficiente sta risorgendo. Insinua con sorrisino, sogna l’agognata vendetta, la rinascita del centrosinistra moribondo e di poter muovere ancora le fila del suo partito proprio mentre Veltroni fa capolino. Nel frattempo la signora Lario scrive una nuova lettera in cui confessa di aver sempre amato Silvio. Il Presidente Cossiga però ci spiega. Per la separazione la signora avrà un miliardo di euro. Qualche cinico maligno commenta che per una cifra del genere si ama perdutamente anche il più acerrimo nemico, ma resta il fatto che i toni e gli argomenti trattati nella prima lettera spariscono, lasciando il posto a parole molto più pacate. L’offesa e il torto fatto al capo del Governo, però non sono annullati ed intanto le “scosse” iniziano da Bari.

Berlusconi va da Obama in visita ufficiale. Leggere le note dei “soliti giornali” è molto interessante. Sono infastiditi dal successo dell’incontro, cercano la magagna e non la trovano. Troppi sono i gesti di amicizia e apprezzamento, e tra un “E’ un piacere incontrarti, caro amico” e un “Berlusconi è alleato affidabile per gli Usa” Obama dice anche “Berlusconi mi piace personalmente” … silenzio totale. Imbarazzo assoluto.

Invece caro Vittorio, io sono d’accordo con Obama. E con me moltissimi italiani. Berlusconi ci piace personalmente. Tanto. Per questo siamo stanchi di maldicenze e calunnie insostenibili.

Conosco Berlusconi da sedici anni. E’ uomo intelligente, generoso e ironico, ma serissimo nel lavoro e nella sua attività politica. Per parlargli con calma al telefono bisogna chiamarlo verso le 23 e sta ancora lavorando. Altro che festicciole e ragazzotte più o meno remunerate! Ma questi signori che favoleggiano di incontri a pagamento, sanno che migliaia di persone accorrono alle nostre cene elettorali pagando fior di cifre pur di testimoniare la propria stima a Berlusconi e potergli stringere la mano? Si rendono conto che stanno parlando di uno degli uomini più potenti del mondo? Sono davvero convinti che gli italiani siano così idioti da credere che Berlusconi possa pagare qualcuno per trascorrere una serata piacevole? Probabilmente possono pensare che taluno in malafede si sia insinuato in qualche cena romana con l’inganno, immaginando chissà quale vantaggio. Ma che colpa avrebbe il Premier? Forse non aver chiesto la fedina penale ed il casellario giudiziale agli ospiti oppure non aver fatto perquisire qualche signora troppo “curiosa” o eccessivamente disinvolta e spregiudicata? E’ chiaro che il castello di sabbia non sta in piedi. Ed è altrettanto chiaro che qualcuno sta architettando tutto nella speranza di logorare il capo del Governo. Conoscendo Berlusconi tutto questo produrrà l’effetto opposto. E mi auguro che la reazione dei nostri elettori sia quella di andare a votare domenica e lunedì per i ballottaggi con ancora maggiore entusiasmo.

Berlusconi è il leader più carismatico della politica italiana degli ultimi 15 anni. Profondamente amato ed odiato come è giusto che sia per una personalità forte, ma non si può sempre abbattere il nemico con la menzogna o innalzando la gogna con astuzie e multiformi complicità, è un metodo che in Italia ha già fatto troppe vittime. Questa volta non ci riusciranno.

Alessandra Fontana – Popolo della Libertà

http://alessandramariafontana.blogspot.com